A Yokohama, la riscoperta del latte!

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La filiera lattiero-casearia giapponese

Il Giappone non è un Paese tradizionalmente lattiero-caseario. Ha iniziato l’allevamento da latte solamente durante l’Era Meiji (1868- 1912), quando lo stile di vita occidentale iniziò gradualmente a penetrare nella popolazione rurale, la quale in tal modo iniziò ad apprezzare le qualità nutrizionali del latte. Solo successivamente il latte arrivò nelle città, grazie alla introduzione dei centri di raccolta e lavorazione del latte. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale le attività lattiere incrementarono notevolmente grazie a un programma promozionale governativo. Dal 1960 a oggi, il numero degli allevamenti da latte sono diminuiti da 400.000 a 21.000, mentre le vacche da latte che erano 824.000 nel 1960, aumentarono sino a 2.091.000 nel 1990, per poi scendere alle attuali 1.467.000. La media dei capi di vacche da latte per stalla passò da 1,1 nel 1960 a 44,4 nel 2011 e, la resa per capo salì da 4010 l/anno agli attuali 8034.

Il consumo annuale di latte e derivati pro capite in Giappone è salito da 22,2 kg del 1960 agli 88,6 attuali. A causa delle vaste estensioni a risaie, la cultura dei foraggi per gli allevamenti dei bovini è significativamente deficitaria. Tale scarsità di alimenti locali è stata in parte risolta con le importazione di foraggi e granaglie, ma costituisce ancora la sfi da maggiore della fi liera da latte nipponica. Oggi, tutta la fi liera è orientata verso i sistemi occidentali e tende ad espandere e migliorare la propria attività economica. La maggior produzione di latte è concentrata nell’isola nordica di Hokkaido che, con il 20% dell’estensione geografi ca, produce da sola oltre il 50% del latte giapponese. Il Giappone in totale consuma 11,5 mio/ton di latte equivalente, ne produce 7,5 e ne importa 4. Le importazioni di formaggio sommano al 70% del totale importazioni e riguardano soprattutto formaggi per i fusi; dall’Italia il Giappone importa circa 8.000 ton di specialità casearie. Le quattro maggiori industrie lattiero- casearie sono: Meiji, Yukijirushi Megmilk, Morinaga e la cooperativa Yotsuba con sede in Okkaido; seguono altre 600 tra medie e piccole imprese.

Le tematiche ambientali

Molto interessanti le presentazioni sulle tematiche ambientali, in particolare la conferenza della “GDAA” (The Global Dairy Agenda for Action) nella visione di migliorare in continuazione le abilità della fi liera fi nalizzata a fornire preziosi alimenti nutritivi alle popolazioni urbanizzate da un lato e dall’altro a far crescere la produzione di base ancor oggi costituita da 200 milioni di produttori latte con un indotto che interessa quasi un miliardo di abitanti del pianeta (dati IFCN). In questa direzione, molto incisiva la partecipazione di Piercristiano Brazzale che ha proposto e ottenuto l’istituzione di un nuovo gruppo di lavoro sullo studio di nuove tecnologie sostenibili da applicare nell’industria lattiero-casearia.

Piercristiano Brazzale, ultimo a destra

In effetti la sua proposta è stata accolta da tutti con molto favore ed entusiasmo, anche perché sinora la Fil-Idf si era concentrata molto di più su studi di eco-sostenibilità a livello di produzione del latte e non anche a livello della trasformazione industriale. In merito Piercristiano Brazzale conferma: «Come leader del gruppo di lavoro, mi auguro di trovare adesione da parte di enti, istituzioni e aziende anche in Italia e di poter includere nel gruppo di lavoro anche altri esperti italiani. In questo senso, alcune mie proposte riguardano soprattutto la riduzione del consumo e il riciclo dell’acqua tramite processi di osmosi inversa e nanofi ltrazione, come anche l’effi cienza dei consumi energetici e dei recuperi termici, la riduzione della produzione di rifi uti e materiali di scarto e il recupero dei reflui e rifiuti organici per la produzione di energia rinnovabile.

In aggiunta ci sono anche tecniche innovative come gli ultrasuoni e i processi ad alta pressione per la separazione dei solidi dai refl ui di processo per poter successivamente riciclarli e ridurre i costi di depurazione e l’impatto ambientale». Per inciso si precisa che, alle riunioni dei comitati permanenti precedenti il Vertice Mondiale di Yokohama, hanno partecipato diversi esperti italiani: per la Politiche economiche lattiero casearie (Francesco Casula, Luciano Negri e Roberto Brazzale), Etichettatura (Leo Bertozzi), Scienza e Tecnologia (Piercristiano Brazzale), Nutrizione (Leo Bertozzi), Ambiente (Piercristiano Brazzale).

Conclusioni

Il presidente del Comitato Nazionale Italiano della Federazione Internazionale del Latte, Leo Bertozzi, dopo aver partecipato ai lavori di Yokohama a così riassunto i lavori congressuali: «Il latte è un alimento globale. I suoi componenti, attraverso tecniche sempre più sofi sticate, danno origine a nuovi prodotti per i nuovi consumatori della società globale. Il ruolo degli allevatori è cruciale, in un contesto di crescente domanda di latte. La tradizione casearia italiana deve esserci e farsi sentire, per fare evolvere la tradizione attraverso organizzazione, ricerca, innovazione ». Anche chi scrive è molto soddisfatto. Infatti, rispetto alle sparute partecipazioni dei primi anni 2000, ora la delegazione italiana presente all’annuale Vertice Mondiale del Latte riesce a far sentire e apprezzare la propria presenza e in futuro, volendo, la potrà anche migliorare.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Il futuro inizia a Tel Aviv”] Il World Dairy Summit 2014 si svolgerà dal 27 al 31 ottobre 2014 a Tel Aviv – Jaffa, presso il David Intercontinental Hotel. Il ministro dell’Agricoltura israeliano On. Yair Shamir (figlio del già primo ministro Yitzhak Shamir) ha partecipato personalmente al Summit di Yokohama per invitare i partecipanti alla prossima edizione israeliana e, nel contempo, per sostenere e garantire l’impegno organizzativo di tutta la filiera lattiero-casearia israeliana e dell’Associazione Lattiero-Casearia Israeliana in particolare. Per tutte le informazioni del Vertice Mondiale del Latte di Tel Aviv: www.idfwds2014.com.

La filiera lattiero-casearia israeliana è uno dei punti d’orgoglio della nazione ed è costituita da 762 famiglie dei produttori latte, alle quali si sommano 163 kibbutz e una dozzina di scuole di agricoltura, per un totale di 940 produttori latte; nel 2012 l’industria di trasformazione ha lavorato 1.300.000 ton di latte di vacca, 9.600 di latte di pecora e 13.700 di latte di capra.

Con il latte di vacca ha prodotto: 438.000 ton di latte alimentare, 186.000 ton di latte fermentato e yogurt, 97.000 ton di formaggio fresco e molle e 31.000 ton di formaggi duri e semiduri, oltre a 5900 ton di burro. Con il latte di pecora e di capra sono state prodotte 3.500 ton di latti fermentati e yogurt, 2.000 ton di formaggio molle e 1.200 di formaggio duro.
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