Claim sui probiotici: lo stato dell’arte

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[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Penalizzate le aziende del settore”]
G. Paolo Strozzi, R&D manager di Probiotical S.p.A.

Considerando che un health claim è una rivendicazione sugli effetti benefici che un alimento può indurre sulla salute del consumatore, utilizzabile nell’etichettatura, marketing e pubblicità dell’alimento stesso, è plausibile che l’Efsa consideri lo stesso termine “probiotico” (dal greco pro bios = per la vita) un’affermazione salutistica benefica che, in quanto tale, deve essere dimostrata e approvata. È un’interpretazione generica e arbitraria basata unicamente sul significato etimologico del termine: è come se venisse vietato l’uso degli “antibiotici” semplicemente perché l’accezione della parola (dal greco) è “contro la vita”. Il termine “probiotico” è ormai di uso corrente grazie ad anni di pubblicità e un prodotto “probiotico” essenzialmente è recepito dalla gente come mezzo che aiuta a ripristinare l’ecosistema microbico intestinale, soprattutto in caso di stress, assunzione di antibiotici e disconfort intestinale.

Detto questo, l’entrata in vigore del reg. CE 1924/2006 ha teoricamente rappresentato una opportunità per le aziende alimentari in quanto per la prima volta è diventato possibile correlare alimenti e salute. Nella realtà l’effetto è stato modesto o addirittura nullo per quanto riguarda i probiotici, causa anche pressioni lobbistiche che l’industria farmaceutica ha fatto pesare sull’Efsa. È del tutto evidente che immettere sul mercato un alimento arricchito di probiotici e/o un integratore alimentare a base di ceppi probiotici senza poter vantare alcun effetto salutistico, sicuramente penalizza le aziende del settore e nel contempo impedisce alla popolazione di godere di innegabili effetti benefici derivanti dall’impiego di tali microrganismi. I danni per le aziende, soprattutto quelle italiane, che tanto hanno investito nella speranza di aprire nuovi mercati commerciali e opportunità di lavoro specializzato per giovani laureati, sono realmente importanti soprattutto in questo delicato momento storico.
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Difficoltà di comunicazione, calo dei consumi?

Secondo Salvatore Castiglione, presidente del Gruppo yogurt, lattifermentati e dessert di Assolatte, le difficoltà nell’attività di comunicazione dei prodotti che rappresenta, a causa delle bocciature dell’Efsa, possono in qualche modo essere considerate responsabili del calo di consumi dei latti fermentati santè (-4,8%). I consumi di yogurt e di latti fermentati hanno raggiunto le 390.000 tonnellate nel 2012 per un valore di 1,4 miliardi di euro (fonte Assolatte). Un dato che si deve soprattutto alle vendite presso i discount e negozi tradizionalei che hanno controbilanciato il calo dello 0,4% registrato dalla distribuzione moderna, dove hanno spofferto soprattutto lo yogurt intero ai gusti e i prodotti santè.

Hanno invece continuato a crescere le altre categorie di prodotto e in particolare lo yogurt magro, soprattutto quello bianco. Tiene invece il mercato dei prodotti a base di fermenti lattici probiotici, soprattutto integratori alimentari. Se è vero che le dinamiche di crescita hanno visto un rallentamento, comparato agli anni scorsi, è anche vero che non sì è manifestato un calo come è avvenuto in altri settori limitrofi, per esempio quello dei latti fermentati. Sicuramente per queste categorie merceologiche, claim salutistici a parte, un impulso negativo è dato dalla situazione congiunturale e dalla contrazione del potere di acquisto del consumatore.

La buona tenuta dei probiotici, però, è un fenomeno isolato e forse atipico, ma caratteristico del nostro Paese: senza poter vantare alcun effetto salutistico, vi è una diffusa conoscenza a livello del consumatore, del termine e delle loro proprietà, frutto di un’educazione, utilizzo e comunicazione pluridecennale. Non dimentichiamoci che molti prodotti a base di fermenti lattici vengono tuttora regolarmente prescritti dai medici di famiglia per molteplici applicazioni specifiche.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Nuove opportunità per i probiotici?”] Di Cristina La Corte, studio legale Gaetano Forte

Dal 14.12.2012 i claims sulla salute di tipo funzionale generico non inclusi nell’allegato al reg. 432/2012 non possono essere utilizzati nell’ambito del mercato europeo. Sin dal momento della sua pubblicazione nell’elenco citato non figura alcuna indicazione autorizzata relativa alla funzionalità dei probiotici. Alla luce del quadro delineato quali le prospettive? È bene ricordare che il 21 ottobre 2011 il ministero della Salute ha pubblicato una revisione delle Linee guida sui prebiotici in cui ammette quale unica indicazione d’uso riportabile in etichetta: “favorisce l’equilibrio della flora intestinale”. L’indicazione consentita viene sottratta dal giudizio di legittimità dell’Efsa proprio in virtù di una opinione espressa dal Panel NDA che, affermando che l’aumentare il numero di alcuni gruppi di batteri non è di per sé considerato un beneficio, non riconosce alla indicazione in esame lo status di claim salutistico ma di mera informazione su particolari caratteristiche dell’alimento.

Un altro tentativo di “salvare” il termine probiotico è quello di annoverarlo tra i c.d. descrittori generici alla stregua di altre indicazioni quali digestivo, pastiglie per la tosse ecc., per i quali sono ammesse deroghe rispetto alle rigide procedure e condizioni d’ammissibilità delineate dal reg. 1924/2006. A tal proposito, sulla Guue del 21.9.2013 è stato pubblicato il reg. 907/2013 che stabilisce le norme relative alle domande concernenti l’uso di descrittori generici (denominazioni) che devono corrispondere a un periodo di uso attestato all’interno degli Stati membri non inferiore a 20 anni. In base al provvedimento citato, per evitare la presentazione di più domande riguardanti lo stesso descrittore generico, anche le associazioni di categoria rappresentative di specifici settori alimentari sono autorizzate a presentare domande per conto dei loro membri. Sarà forse questa l’opportunità per i prebiotici di trovare finalmente un proprio riconoscimento normativo?
[/box] [box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Opinioni Efsa non condivise da molti esperti”]

Yakult ha da subito sostenuto la necessità di una corretta legislazione per gli health claims, realizzata allo scopo di tutelare i consumatori. Tuttavia, è stato ampiamente riconosciuto dalle parti che il sistema di sottomissione dei claim si è trasformato in un complesso processo ancora in fase di affinamento.

In particolare, la valutazione degli health claim relativa alla salute dell’intestino e al sistema immunitario, si è dimostrata particolarmente difficoltosa, tant’è che esiste un dissenso pubblico da parte di alcuni esperti scientifici indipendenti su alcune opinioni negative dell’Efsa. Yakult è un prodotto supportato da oltre 75 anni di ricerca. L’azienda continuerà a impegnarsi per ottenere un health claim approvato in Europa, come è stato ottenuto in altre parti del mondo.
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