Dopo Quote Latte: a Villorba si parla del futuro del comparto veneto

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Il presidente di Latteria di Soligo, Lorenzo Brugnera: “La vicenda Quote Latte ha a lungo diviso i produttori, ora è tempo di andare oltre: unire, anche attraverso accordi strategici tra cooperative, ma soprattutto ridare dignità al lavoro dei nostri allevatori”.

In una affollata sala riunioni, presso la sede dell’Associazione Regionale Produttori del Veneto a Villorba, si è tenuto un’importante incontro che Latteria Soligo ha voluto organizzare sul tema caldo del dopo Quote Latte: dal 1 Aprile 2015, con il superamento del sistema di assegnazione delle quote in ambito comunitario, si andrà verso una liberalizzazione del mercato che spaventa non poco un comparto già in difficoltà.

Punto di partenza per la riflessione, il corposo lavoro di studio presentato da Vasco Boatto, Professore di Economia e Politica Agraria dell’Università di Padova, che ha fotografato lo stato dell’arte della zootecnia e cercato di tracciare gli scenari futuri. “Un settore che in Italia è ingiustificatamente sotto attacco – lo ha definito lo stesso Boatto- . Un vero pregiudizio ideologico, che non ha rispondenze in altri paesi europei, pesa sull’allevamento, sia sul fronte dell’impatto ambientale che della salubrità dei prodotti. Di certo bisognerà fare una grossa operazione di recupero d’immagine positiva verso un settore che è strategico, non solo per garantire una alimentazione di qualità ma anche per la salvaguardia del territorio”.

Sicuramente, la complessa vicenda quote latte ha inciso negativamente sull’opinione pubblica: “Le Quote Latte non hanno fatto altro che dividere gli allevatori – ha proseguito il Presidente di Latteria Soligo, Lorenzo Brugnera – e ora ci troviamo a dover ripartire dalla base: dal ridare dignità al lavoro di chi sta nelle stalle, lavoro che nemmeno i nostri figli vogliono portare avanti”. E non è solo una questione di redditività, che resta il tasto dolente per gli allevatori che, a fronte di  un prezzo del latte rimasto quasi invariato, hanno assistito a un continuo aumento dei costi di produzione, con un conseguente indebitamento delle aziende. Si tratta di riaffermare la strategicità di un settore che, solo con il comparto della trasformazione lattiero-casearia, rappresenta un fatturato di 424 milioni di euro, pari all’8% del settore agricolo veneto.

I dati

L’attuale crisi di settore ha inciso profondamente sulle dimensioni aziendali, e la fotografia mostrata dal Professor Boatto ha avuto anche tratti impietosi: -11,9% il numero delle aziende (2009/2012) dalle 4.413 aziende produttrici di latte nell’annata 2009/2010, si è passati alle 3.833 dell’annata in corso. Il patrimonio bovino lattifero è sceso in Veneto del 6,25% contro il 4% delle media nazionale (passando da 203mila capi a 191mila), la produzione del latte in Veneto è calata dell’1,4% dal 2009. Certo, è avvenuto un ridimensionamento: la produzione media per stalla è cresciuta del 23% (2007/2013), gli allevamenti sono quindi diventati meno ma più grandi (sono praticamente raddoppiati – da 437 a 836 – gli allevamenti tra 100 e 500 capi). Per quanto riguarda la situazione provinciale è la provincia di Padova ad aver visto la contrazione maggiore nelle consegne di latte (-5.93%), seguita da Treviso (-2,79%) e Verona (-2,5%). Anche il comparto della trasformazione lattiero-casearia ha subito una importante trasformazione: meno caseifici in Veneto, in un decennio si sono perse 44 unità produttive (da 263 a 219) e tuttavia, a testimonianza di un riposizionamento del settore, sono cresciuti gli addetti (+283 unità in un decennio, da 3.051 occupati a 3.334).

La politica regionale

“Dobbiamo costruire i presupposti perché le nostre aziende agricole siano più competitive – ha affermato l’Assessore Regionale all’Agricoltura, Franco Manzato – lo faremo anche attraverso un diverso accesso al credito con Veneto Sviluppo (per sostenere investimenti in conto capitale e fondi di garanzia) ma anche tramite assicurazioni sul reddito, già sperimentate ambito agricolo. Da qui a maggio, la Regione sarà chiamata a mettere in campo un pacchetto di misure per il nuovo PSR (Piano di Sviluppo Rurale, ndr.) con misure che spingano verso l’aggregazione e la cooperazione per riuscire a stare sui mercati internazionali”. Inoltre, la Regione ha in programma azioni di in-coming per portare buyers e giornalisti internazionali a conoscere le realtà produttive venete, oltre ad un progetto di collaborazione istituzionale con la Fondazione Italia Cina.

Il dopo quote latte

Il convegno organizzato da Latteria Soligo ha messo in evidenza come la scadenza del 1 Aprile 2015 rappresenterà sicuramente una svolta epocale che comporterà dei rischi: dal rischio di volatilità dei prezzi, al possibile acquisto da parte di realtà multinazionali, al rischio dell’abbandono delle aree montane dove la produzione diverrà ancor meno competitiva. D’altra parte, però, la realtà veneta avrà la possibilità di stare sul mercato internazionale con prodotti di qualità: “Investire nella ricerca di prodotto e dei processi produttivi grazie alla collaborazione con l’Università – ha concluso il presidente Brugnera, tirando le fila della mattinata – ma anche puntare alle aggregazioni per giungere ad una regia unica che vada al di là anche del Veneto e guardi a realtà, per sviluppare sinergie e stare sui mercati esteri. Su questo, sarebbe importante avere anche la politica al nostro fianco: affinché i fondi vadano prioritariamente a chi avrà dimostrato di voler lavorare per l’unità del comparto”.

Sostenibilità ambientale

Il ciclo di incontri formativi sostenuti da Latteria Soligo si concluderà Venerdì 6 Dicembre, con l’appuntamento realizzato da A.Pro.La.V. che vedrà e la presenza della Prof.ssa Lucia Bailoni, ordinario di Nutrizione e Alimentazione Animale all’Università di Padova e del prof. Matteo Crovetto, dell’Università di Milano sul tema: Alimentazione della vacca da latte, in un’ottica di sostenibilità economica e ambientale (a Villorba, sede A.Pro.La.V. vicolo Mazzini, ore 10,30). Un problema quello della sostenibilità ambientale e dell’emissione di CO2, tornato a più riprese anche oggi con la richiesta da parte degli allevatori alla Regione di promuovere gli investimenti per le centrali a biogas, senza fondi a pioggia (che non hanno fatto altro che spingere le speculazioni), ma rivolti esclusivamente alle aziende agricole produttive.