EX-POst, prima di tutto

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Si è parlato molto di EXPO 2015 ma, a onor del vero, soprattutto per l’italica incapacità di portare a termine un progetto importante senza beghe tra enti, ritardi, strascichi giudiziari e quant’altro conosciamo bene. Eppure EXPO 2015 può costituire una straordinaria (e irripetibile) occasione per tentare di discutere e di promuovere soluzioni per affrontare la sfida di soddisfare tra 30 anni la domanda di cibo di nove miliardi di persone. Sfida che deve trovare un equilibrio equo con il paradosso di “Nutrire il Pianeta” preservandone le risorse e gli equilibri.

Per tutto ciò spero che, EX-POst, questa iniziativa partita con l’ambizione di “Nutrire il pianeta” non finisca per aver nutrito solo qualcuno, con buona pace e grande lavoro per il dott. Cantone (Presidente dell’Autorità anticorruzione). Spero anche che non sia servita come salotto buono per qualche gourmet o solone del gusto, magari pronti a (far) pagare per un pranzo cifre sufficienti a nutrire un bel po’ di persone in qualche sfortunata parte del Pianeta, risolvendo così da subito qualche problema di insufficienza alimentare. Non fiera gastronomica, spero, ma EXPO 2015 come occasione di promozione e valorizzazione del capitale agroalimentare italiano che si manifesta tanto nelle piccole produzioni così come in quelle industriali.

Prima di tutto, però, vorrei che a posteriori EXPO 2015 fosse stata la chiave di volta per iniziare a discutere di cibo e alimentazione in modo più scientifico e tecnologico. EXPO 2015, quindi, come occasione per discutere di questi argomenti senza preconcetti ideologici o interessi di parte. A oggi, nel Paese con il miglior patrimonio agroalimentare e la peggior conoscenza degli alimenti, il dibattito si è svolto prevalentemente tra fuochi e fornelli, buoni a riempire i palinsesti televisivi così come il conto corrente di chef stellati, food blogger o food stylist. Ugualmente la discussione è stata spesso solo sociologica e antropologica con il rischio di fare della facile demagogia pensando che la decrescita felice, il piccolo, il km 0 e via dicendo possano risolvere i futuri problemi alimentari del Pianeta. Nello stesso modo, la questione non può essere trattata da un punto di vista nutrizionale in mancanza di quelle conoscenze scientifiche e tecnologiche che fanno degli alimenti e delle tecnologie alimentari peculiari ambiti di studio e di formazione. Per quanto se ne parli male, il mercato (globale) e la ricerca scientifica sono riusciti a soddisfare i bisogni alimentari di tre quarti della popolazione mondiale. Sessanta anni fa, con un quarto della popolazione attuale, metà degli abitanti del Pianeta non godeva di questo diritto fondamentale. Insomma, tra ricette, padelle, sociologia del cibo, culinary nutrition e gastronomia molecolare, c’è la necessità di parlare, a tutti i livelli e a partire da EXPO 2015, di cibo e alimentazione su basi tecniche e scientifiche commisurate alla complessità e all’importanza degli argomenti. Per quanto riguarda il latte e i suoi derivati, la nostra (vostra) rivista lo sta facendo da quasi 90 anni.