Formaggi fusi: fumata nera al Codex

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La 37esima sessione della Codex Alimentarius Commission ha accettato di lavorare a uno standard generale sui formaggi fusi e di riunire il CCMMP (Codex Committee on milk and milk products). Nella riunione svoltasi all’inizio di questa settimana, tuttavia, vi è stata l’ennesima fumata nera… talmente nera che alcuni Paesi come gli Stati Uniti non vedono l’utilità di proseguire i lavori visto che “ancora sussiste la maggior parte dei medesimi impedimenti che ha bloccato la creazione di uno standard nell’ultimo decennio e ciò renderà estremamente difficoltoso raggiungere un accordo”. Sarebbero infatti molte le questioni di base ancora insolute: materie prime ammesse, ingredienti e additivi consentiti, composizione del prodotto e relativa denominazione. In merito alla composizione, per esempio, alcuni Paesi tra cui l’Italia non sono d’accordo nel fissare un tenore minimo di formaggio (la bozza di discussione indicava il 51%) sulla materia secca; anche sull’opportunità di indicare il contenuto di proteine del latte dei formaggi fusi esistono profonde divergenze.

E questo nonostante che, per uscire dall’empasse, il Codex abbia abbassato l’asticella nel tentativo di sviluppare uno standard più generale in grado di:
• fornire uno standard riconosciuto per prodotti ampiamente consumati in molti Paesi;
• contribuire alla sicurezza alimentare, specificando adeguati processi (trattamento termico) e composizione;
• garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti e assicurare che le informazioni più rilevanti siano riportate in etichettatura, come per esempio la dichiarazione degli ingredienti e la composizione del prodotto;
• soddisfare le esigenze dei Paesi in via di sviluppo, fornendo un quadro su cui basare norme nazionali più puntuali per il formaggio fuso, e per un cibo a durata relativamente; e
• evitare di fuorviare i consumatori nel merito di tali prodotti.