Il prezzo è corretto?

2873

 

Tiziano Fusar Poli

Buono il prezzo grazie alla minore produzione
Tiziano Fusar Poli, presidente di Soresina

«Il prezzo del latte nel 2013, per quel che è possibile vedere in questo momento ha ottime prospettive per essere buono. La domanda e l’offerta come sempre dettano legge: minori produzioni e richiesta di latte e polvere da parte della Cina stanno generando una forte domanda in ambito UE. Ricordo la drammatica situazione di maggio 2012 con quotazioni intorno ai 28-30 centesimi. Quest’anno la musica è decisamente diversa». Latteria Soresina punta a internazionalizzare. Il fatturato estero (18% del fatturato totale) è prevalentemente realizzato con il Grana Padano, venduto in oltre 60 Paesi, tra cui spiccano per dimensioni gli USA (17% del totale export) e per incrementi a volume Brasile (+22%), Olanda (+67%) e Giappone (+83%).

 

Tomaso Mario Abrate

Segnali di ripresa
Tomaso Mario Abrate, presidente della Cooperativa Piemonte latte

Possiamo considerare il 2012, così come questo e il prossimo, un anno di transizione in attesa della conclusione del regime delle quote latte. Il prezzo del latte non sta subendo i tracolli previsti dai più, ma registra segnali di ripresa, legati alla minor produzione lattiera dei grandi produttori come la Nuova Zelanda. Inoltre, continua a crescere l’importazione di polvere di latte da parte della Cina. Il che farà presumere una minore disponibilità di questo prodotto sul mercato mondiale con un conseguente aumento del prezzo delle quotazioni del latte europeo. Il vero problema, dopo l’abbandono delle quote latte in Europa, sarà un’ulteriore deriva nel ricorso alle imitazioni del Made in Italy. Il fenomeno ovviamente non avrà solo risonanza nazionale o europea, ma riguarderà soprattutto caseificazioni effettuate all’estero – in particolare oltre Oceano – per i mercati esteri (estero su estero), proponendo un’imitazione a consumatori che non hanno conoscenza dell’originale. Dico questo perché è bene tenere presente che il prezzo del latte alla stalla è l’esatta traduzione della valorizzazione del prodotto trasformato. I costi italiani sono maggiori di quelli sostenuti da altri produttori europei e mondiali, ma è riconosciuta in tutto il mondo la superiorità della nostra materia prima ed è giusto che il prezzo alla stalla sia maggiore.

 

Prezzo influenzato dal G.P.
Fausto Turcato, direttore generale di Latteria Sociale Mantova

Il prezzo del latte risente dell’andamento del Grana Padano su cui si riversa la totalità della caseificazione. In 20 anni, la latteria è passata da 16 a 90 milioni di litri di latte lavorati l’anno, con un incremento del 67% con 180.000 forme di Grana Padano prodotte annualmente.

Gianpiero Mellone, direttore della Latterie di Cameri (a destra)

La riduzione delle produzioni tiene il mercato in tensione
Gianpiero Mellone, direttore della Latterie di Cameri (in foto, a destra)

Il settore produttivo a cui apparteniamo, quello del Gorgonzola, ha visto un anno complessivamente positivo dove la contrazione dei consumi sul mercato nazionale è stata bilanciata da un incremento delle esportazioni. La riduzione della produzione negli ultimi mesi dell’anno è inoltre servita a mantenere in tensione il mercato evitando eccedenze da collocare. Nota positiva risulta poi l’introduzione dell’articolo 62 per la regolamentazione dei tempi di pagamento pur con qualche lacuna applicativa che ne rende in alcuni casi complicata la corretta applicazione.

 

Il nostro prezzo di liquidazione punto di riferimento di mercato
Nola Cavillo, presidente di ASSO.LA.C. (Agroalimentare Associazioni Latte Calabresi)

Alla fine dell’esercizio 2012 la cooperativa ha raggiunto un prezzo medio complessivo del latte conferito pari ad 43,12 €/hl (I circa 38 milioni di litri annui di latte crudo conferito dai 117 soci rappresentano il 70% delle produzioni regionali di latte bovino). In alcune aree del Paese, particolarmente nel Meridione, senza la copertura di contratti interprofessionali o al di fuori dei contesti cooperativi, i prezzi liquidati sono stati più bassi. La cooperativa ritiene di aver raggiunto i propri obiettivi di valorizzazione della materia prima attraverso la liquidazione ai soci di un prezzo medio alla stalla caratterizzato da valori costanti senza recepire le forti oscillazioni del mercato nazionale e la conclamata tendenza alla parificazione del prezzo del latte lungo tutta la penisola. In particolare nella nostra Regione, essendo il primo acquirente più significativo (Campagna 2011/2012 – 69,15% sul totale consegne) il nostro prezzo di liquidazione è il punto di riferimento di mercato per il latte crudo.

 

Antonio Bortoli

La minaccia più grande? I consumi in calo
Antonio Bortoli, direttore generale di Lattebusche

In questa fase, il valore del latte spot italiano ed estero è in aumento, mentre quello del latte alla stalla rimane costante. La propensione in sede comunitaria di polveri e prodotti finiti richiesti da Paesi emergenti mostra una congiuntura positiva. La grande difficoltà produttiva dell’Oceania, dovuta alla siccità che ha colpito in particolar modo la Nuova Zelanda, sta portando a un rialzo del prezzo del latte italiano. La minaccia più grande e più difficile da quantificare, invece, riguarda i consumi costantemente in calo. Se lo scorso anno il problema riguardava quasi solo la grande distribuzione, adesso anche i discount cominciano a essere coinvolti. È evidente che chi ha l’opportunità di commercializzare i propri prodotti all’estero ha alternative importanti. Contando il grana conferito ad Agriform, possiamo dire che circa il 17-18% del fatturato di Lattebusche (circa 88 milioni di euro) sia all’estero.

 

 

Stefania Milanello