Il ruolo di lattosio e derivati nella nutrizione umana

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Figura 2 – Panoramica dei possibili derivati del lattosio e loro vie di conversione

Lattitolo: è prodotto per idrogenazione chimica del lattosio ad alta pressione. È utilizzato come dolcificante in prodotti a ridotto contenuto calorico e per diabetici, in quanto il suo grado di dolcezza è circa il 35% rispetto al saccarosio (in funzione della sua concentrazione), non causa iperglicemia e iperinsulinemia ed è associato a un effetto preventivo della carie dentaria. Il suo uso nell’industria farmaceutica è principalmente come eccipiente per la preparazione di composti attivi molto sensibili all’umidità.

Gli studi in vivo sul lattitolo sono ancora limitati, ma anch’esso, come altri derivati del lattosio, sembra avere effetti prebiotici. Ha un potente effetto lassativo. Acido lattobionico: è un nuovo prodotto derivante dall’ossidazione chimica del lattosio, che non ha ancora trovato un’applicazione nel mercato alimentare europeo. Esso associa un sapore dolce alla proprietà di abbassare il pH del mezzo in cui è disperso. I dati sull’utilizzo dell’acido lattobionico da parte dei batteri intestinali sono scarsi; è comunque resistente agli enzimi digestivi e sembra quindi possibile che venga fermentato dalla flora intestinale con effetti probiotici.

È un forte chelante del calcio per cui trova applicazione come integratore di calcio in farmaceutica e come sequestrante di ioni in soluzioni detergenti. Nella concentrazione di 100 mmol/l è un componente chiave nelle soluzioni utilizzate per conservare a freddo gli organi destinati ai trapianti durante il trasporto, riducendo il danno ossidativo. Un’applicazione industriale sembra essere il suo utilizzo come materia prima per la sintesi di sostanze detergenti attive sulle superfici.

Tagatosio: è un prodotto relativamente nuovo, derivato dall’idrolisi del lattosio e dalla conversione enzimatica del galattosio a tagatosio. Nel 2005 è stato approvato quale ingrediente alimentare dall’Ue, ma la sua produzione, per motivi economici, è cominciata solo nel 2006. Il 20% del tagatosio è assorbito nell’intestino tenue e metabolizzato nel fegato come il fruttosio. L’80% è invece fermentato nel colon, dove esercita effetti prebiotici. Le applicazioni previste sono come dolcificante a basso apporto calorico in diversi prodotti: infatti, ha il 90% della dolcezza del saccarosio, non è cariogenico e non ha effetto lassativo quando consumato in modesta quantità.

Lattosaccarosio o lattosucrosio: è un trisaccaride, costituito da una molecola di lattosio legata a un fruttosio, a seguito della reazione di transfruttosilazione dell’enzima b-fruttofuranosidasi. Ha un grado di dolcezza che è 0,3-0,6 quella del saccarosio e ha un effetto bifidogenico, anche se l’effetto prebiotico non è ancora ben documentato.

Attualmente, solo il 15% del lattosio potenzialmente disponibile è effettivamente prodotto, e di questo, solo una piccola quota è destinata alla produzione di prodotti alternativi a elevato valore aggiunto. Poiché il valore di mercato di questi composti è ben maggiore di quello del lattosio, la produzione di queste molecole rappresenta un’opportunità da non sottovalutare per trasformare un sottoprodotto qual è il siero in una risorsa.

*Lavoro svolto nell’ambito del progetto Canadair: Attività di gemellaggio Italia – Canada nel settore della ricerca scientifica e innovazione in campo agro-alimentare

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