Il settore secondo Cribis

2673

CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata in business information, ha stilato una fotografia delle imprese italiane del settore lattiero-caseario grazie ai dati estratti dall’osservatorio CRIBIS Industry Monitor realizzato in partnership con CRIF Ratings e Nomisma.
Il comparto lattiero-caseario conta circa 3.535 imprese a carattere industriale, di cui oltre 3.000 attive nella produzione di latte, formaggi e derivati e le restanti impegnate nella produzione di gelati. Il comparto impiega attualmente circa 44.000 persone e genera un giro d’affari pari a 14,5 miliardi di euro.

Nel contesto dell’industria alimentare italiana (alcuni dati: 137 miliardi di euro di fatturato, di cui circa 33,9 miliardi in export, circa 62 mila imprese attive e oltre 465 mila occupati) – il settore lattiero-caseario incide per il 9% sul valore totale della produzione agricola, per il 12% sul fatturato dell’industria alimentare e per oltre il 9% sull’export alimentare nazionale.

La produzione lattiero-casearia a livello nazionale si concentra per l’80% nel nord Italia, in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, dove sono presenti produzioni DOP quantitativamente importanti.

Import ed export

L’Italia è oggi un importatore netto di prodotti lattiero-caseari, con 3,7 miliardi di euro. Il nostro Paese è però un esportatore netto di formaggi e gelati, con un export di 3,2 miliardi di euro nel 2017. In particolare, l’esportazione di formaggi ha generato nel 2017 un valore di 2,6 miliardi, concentrando l’81% dell’export di settore. Oltre il 60% delle vendite di formaggi italiani all’estero viene realizzato in Lombardia ed Emilia Romagna.

La domanda

Dall’analisi della domanda interna, emerge una contrazione dei consumi di circa l’11% dal 2011 al 2016, a eccezione del consumo domestico di yogurt, aumentato dell’1,9% in volumi. Anche il 2017 ha visto lo stesso trend in flessione, con consumi nazionali sostenuti dalla spinta dell’export a fronte di un calo della domanda interna e di un generale rialzo dei prezzi medi di vendita. Il primo trimestre del 2018 ha confermato l’andamento dell’anno precedente. In linea generale, la domanda si concentra principalmente su prodotti a prezzi più contenuti, di tipo biologico e DOP.

Dal 2013 i consumi di formaggi in Italia hanno cominciato a diminuire in maniera costante. Solo nel 2016 in Italia sono state consumate circa 840.000 tonnellate di formaggi, per un consumo pro capite di 13,8 kg. La tendenza a cui si sta assistendo negli ultimi anni è caratterizzata dalla crescita della domanda di prodotti biologici – un mercato domestico in forte crescita che, secondo Nomisma, vale complessivamente 3,5 miliardi di euro – DOP e a basso contenuto di grassi, a fronte di una riduzione dei consumi di formaggi a pasta dura in favore di prodotti a prezzi più bassi.

Rispetto ai canali di vendita, i negozi specializzati e la GDO risultano i principali canali, distribuendone circa il 71% solo nel 2017 per un giro d’affari pari a 6,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda la spesa media per famiglia, nel 2017 è stata pari a 52,6 euro in lieve aumento rispetto all’anno precedente.

L’offerta

In tale contesto è importante porre attenzione al ruolo delle cooperative. In Italia vi sono oggi 730 cooperative lattiero-casearie – diffuse prevalentemente in Lombardia ed Emilia Romagna, seguite da Trentino-Alto Adige, Veneto e Sardegna – che generano un giro d’affari di 6,6 miliardi di euro e garantiscono occupazione a oltre 12.600 addetti.

Confrontando le caratteristiche dell’offerta del settore lattiero-caseario con quella dell’industria alimentare emerge un fatturato per impresa superiore (4,5 milioni di euro per le imprese del lattiero-caseario contro 2,3 milioni di euro per quelle dell’industria alimentare), ma una minore propensione all’export (18% per il comparto lattiero-caseario contro il 23% per l’industria agroalimentare).

Infine, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale positivo, il tasso di rischiosità del settore lattiero-caseario negli ultimi trimestri è in aumento rispetto al dato nazionale (5,4% contro 4,1%).

Un confronto internazionale

Analizzando lo scenario a livello internazionale, il comparto lattiero-caseario mantiene un ruolo fondamentale in Europa. Basti pensare che circa l’8% del valore della produzione europea di latte è generato da allevamenti italiani e circa il 13% del fatturato del settore a livello europeo è riconducibile all’Italia.

Dal punto di vista della produttività, il settore lattiero-caseario italiano è maggiore di quello della Spagna e non molto distante da quello di Germania e Francia, con una propensione all’export inferiore a quella di Francia e Germania, ma superiore a Regno Unito e Spagna. Ultima nota, relativa ai costi di produzione: sulle aziende del nostro Paese pesano due tipi di svantaggi, sia di tipo strutturale (per scarsa disponibilità di suolo e alti costi energetici) sia di tipo gestionale (legati alle tecniche di alimentazione, all’organizzazione della filiera ecc.).