In calo il consumo dei freschi

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Fotolia_59489647_LNel rapporto “Prospettive per i mercati e il reddito agricoli Ue nel 2015-2025”, della Commissione europea per prodotti lattiero-caseari freschi si intendono il latte (incluso l’UHT), lo yogurt, il quark e la panna fresca. Per tali prodotti, il canale al dettaglio rappresenta lo sbocco principale dal momento che veicola il 90% per lo yogurt, quasi l’80% per il latte alimentare e il 60% per la crema. La restante quota è utilizzata dalla ristorazione, a eccezione della crema, impiegata dall’industria di trasformazione che ne assorbe oltre il 20% del totale prodotto. Le vendite al dettaglio sono quindi un ottimo indicatore delle tendenze di mercato.
Tra il 2010 e il 2014, le vendite di latte vaccino nell’Unione europea sono diminuite dello 0,6% all’anno, nonostante il trend positivo dell’UE-N13, e il prodotto è stato in parte sostituito con alternative vegetali. Tendenza negativa anche per lo yogurt (-0,8% all’anno), sempre con l’eccezione dell’UE-N13, con alcuni distinguo: yogurt da bere, con frutta e aromatizzati hanno perso terreno in favore di quello bianco che è aumentato leggermente. Hanno guadagnato consensi i “fromage blanc” e quark per il loro alto contenuto di proteine. Il maggiore incremento di vendite è stato osservato per la panna (0,8% annuo), in linea con le preferenze dei consumatori dell’UE per i grassi lattiero-caseari. Tuttavia, in termini di volumi di latte equivalente, il latte alimentare rappresenta il più rappresentativo prodotto lattiero-caseario fresco. È per questo che, secondo il rapporto, si verificherà una riduzione di 2 kg nel consumo pro capite di prodotti lattiero-caseari freschi nei prossimi 10 anni ma, considerando la crescita della popolazione, il volume totale dovrebbe rivelarsi stabile. Le esportazioni di prodotti lattiero-caseari freschi (latte UHT soprattutto) sono aumentate di quasi il 15% ogni anno nell’ultimo decennio, dagli esigui numeri del 2005 (circa 200.000 tonnellate) alle 800.000 t nel 2015. L’esportazione di latte liquido non appare molto redditizia, dato l’elevato contenuto di acqua e il basso valore aggiunto, ma il mercato si è sviluppato grazie ai trasporti economici con la Cina. Le esportazioni comunitarie potrebbero ulteriormente aumentare nel periodo considerato sino a 1,3 milioni di tonnellate, rimando tuttavia una voce di scarsa incidenza (meno del 3% della produzione Ue).