La strategia del Grana Padano

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ImmagineDopo il Consorzio del Parmigiano Reggiano e dell’Asiago anche quello del Grana Padano ha provveduto a definire il piano produttivo.  Il 14 marzo scorso è stato pubblicato sul sito internet del ministero delle Politiche agricole il decreto contenente le regole sulla programmazione produttiva del formaggio Grana Padano DOP, in applicazione alle disposizioni comunitarie introdotte nell’ambito del pacchetto latte. Il piano di regolazione dell’offerta è valido per il triennio 2013-2015 ed è vincolante per tutti i produttori che rientrano nell’ambito del sistema di controllo della denominazione di origine. Il provvedimento ministeriale è stato notificato alla Commissione europea, in vista della relativa adozione. Alla base delle decisioni di regolazione che sono state previste nell’ambito del piano pluriennale, vi è la previsione formulata dal Consorzio di tutela di una potenziale riduzione dei consumi di formaggi duri nel mercato interno, dovuta essenzialmente alla persistenza della difficile situazione economica generale. Fa da contrappeso, tuttavia, una crescita delle esportazioni del Grana Padano verso i Paesi terzi, anche se ciò potrà avvenire solo attraverso degli interventi di promozione e di informazione. È proprio questo aspetto uno degli elementi qualificanti del programma che si basa sulla determinazione preventiva di un numero di forme che potranno essere immesse sul mercato in condizioni di equilibrio e sul mirato utilizzo della leva promozionale. In particolare il Consorzio ha fissato un punto di equilibrio a 4,5 milioni di forme da collocare sul mercato, al quale corrisponde uno sforzo in termini di investimenti promozionali di 26 milioni di euro. Tale somma verrà corrisposta dai produttori aderenti, con il sistema della contribuzione ordinaria, per effetto della quale per ogni forma prodotta e immessa sul mercato si pagano circa 5 euro. Qualora la soglia quantitativa stabilita dovesse essere oltrepassata, scatta il meccanismo della contribuzione differenziata, in base al quale ai caseifici che hanno oltrepassato la loro quota disponibile è richiesto un contributo supplementare, tenendo conto di un dispositivo di compensazione, per cui i riferimenti produttivi non utilizzati dai caseifici che producono sotto la loro soglia produttiva, saranno utilizzati per compensare (parzialmente o totalmente) le eccedenze degli altri. In pratica si viene così a determinare un sistema analogo, per certi versi, a quello valido per il prelievo supplementare nel settore del latte bovino, per effetto del quale i produttori eccedentari versano la sanzione su un quantitativo sempre inferiore rispetto al volume delle eccedenze effettivamente riscontrate. Il gettito della contribuzione differenziata è utilizzato essenzialmente per interventi di promozione e di ampliamento delle vendite.

Le peculiarità

Due elementi sono qualificanti del piano produttivo elaborato dal Consorzio del Grana Padano. Il primo è l’istituzione di un criterio della valorizzazione della qualità, tramite una specifica premialità riconosciuta ai caseifici che ottengono risultati più elevati. Il secondo è un meccanismo di agevolazione per i piccoli produttori (coloro che producono meno di 40mila forme l’anno). Il piano produttivo 2013-2015 è inserito come allegato al decreto ministeriale citato in precedenza e consta di 3 capitoli che occupano complessivamente 20 pagine. Si tratta, in effetti, di un dispositivo tecnico complicato e che in questa sede abbiamo solo succintamente illustrato. Esso necessita di essere attentamente analizzato e interpretato in ogni dettaglio dagli operatori interessati e richiede che tutti manifestino un comportamento responsabile per fare in modo che l’attività di regolazione dell’offerta proceda senza strappi e in linea con l’evoluzione del mercato. Solo in questo modo si può evitare il fenomeno della improvvisa e consistente variazione delle quotazioni di mercato (volatilità) che poi si riverbera sui bilanci delle imprese di prima trasformazione, di stagionatura, nonché sugli allevamenti zootecnici da latte. La programmazione produttiva dei formaggi DOP è stata una fondamentale conquista della delegazione italiana nei suoi rapporti con l’Unione europea in questi ultimi anni. Il pacchetto latte del 2012 ha reso ammissibile questa pratica fino a allora non contemplata nella regolamentazione europea. Tale dispositivo è stato poi confermato con il pacchetto qualità e con la riforma della PAC per il settennio 2014-2020. La filiera italiana dei formaggi DOP ha accolto con entusiasmo e favore la possibilità di poter intervenire in materia di regolazione della produzione. Oltre al Grana Padano, anche il Consorzio del Parmigiano Reggiano e dell’Asiago hanno provveduto a definire i loro piani produttivi. Quello che manca ora è una visione globale in materia di programmazione dell’offerta lattiero-casearia a livello nazionale che tenga conto delle interazioni tra i diversi formaggi a denominazione d’origine e dei rapporti che si determinano sul mercato dei diversi derivati del latte.  Ermanno Comegna