L’origine obbligatoria in etichetta? Per la Commissione i costi sono superiori ai benefici!

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GDO latte iperstandaMercoledì scorso, la Commissione ha pubblicato due rapporti in materia di etichettatura di origine, come richiesto dal Consiglio e dal Parlamento europeo ai sensi del reg. 1169/2011. Due gli studi, uno solo l’esito: che i benefici dell’etichettatura obbligatoria non sono chiaramente superiori ai costi e pertanto una, volontaria, sarebbe “più adeguata”.
Il primo rapporto ha riguardato la fattibilità di diverse opzioni in termini di l’etichettatura di origine obbligatoria per prodotti lattiero-caseari e taluni carnei. Sulla base delle opinioni dei consumatori rispetto a ulteriori informazioni da inserire in etichetta, ai potenziali costi aggiuntivi, e ai requisiti tecnici e amministrativi che ne derivano per le imprese e le autorità pubbliche, il rapporto ha concluso che per i prodotti lattiero-caseari ci sarebbe un impatto impari che graverebbe sui produttori, più oneroso per alcuni rispetto ad altri. Il rapporto suggerisce quindi che le attuali possibilità offerte dall’etichettatura facoltativa rispondano alle esigenze dei consumatori, pur assicurando flessibilità per gli Stati membri e gli operatori del settore. La seconda relazione ha indagato la necessità di informare meglio il pubblico in merito alla provenienza dei prodotti alimentari non trasformati, di quelli costituiti da un singolo ingrediente e di ingredienti che rappresentano più del 50% di un alimento. Secondo il rapporto, i consumatori sarebbero sì interessati all’etichettatura di origine per le sopraccitate categorie di alimenti, ma meno per cibi come prodotti lattiero-caseari, carne e derivati. Considerando pure i costi e i benefici delle norme di etichettatura sul mercato interno e internazionale, secondo la Commissione è da preferire l’attuale etichettatura volontaria, affiancata dalle esistenti nome di etichettatura di origine obbligatoria per alimenti o loro specifiche categorie.