Negoziati TTIP: la proposta del consorzio dell’Asiago

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Insieme ASIAGO new-pelure_01-bassaIeri il Consorzio di tutela formaggio Asiago DOP ha presentato a Bruxelles, nel contesto dei negoziati TTIP (Trans Atlantic Trade and Investment Partnership) in corso tra UE e USA, la proposta di superare le attuali posizioni negoziali per arrivare a un reciproco riconoscimento delle indicazioni geografiche e dei marchi propri, legati alle specificità dei territori, risorsa per lo sviluppo sostenibile delle comunità e occasione di crescita dei flussi commerciali bilaterali.

Parlando davanti ai negoziatori della Commissione Europea e degli Stati Uniti, Flavio Innocenzi, direttore del consorzio, ha testimoniato il valore che la produzione Asiago DOP rappresenta per il suo territorio e gli elementi di tipicità e territorialità che fanno di questo formaggio, prodotto nel 2014 in 1.626.000 forme, un “sistema” unico, con un fatturato alla produzione di 150 milioni di euro che genera vendite al consumo per quasi 300 milioni di euro, con ricadute complessive, in termini di indotto per il territorio, stimabili in 750 milioni di euro e in 8.500 addetti nella filiera produttiva.

Il consorzio ha anche ricordato che, per i prodotti dell’Unione Europea così come per quelli degli Stati Uniti, la chiarezza rispetto alle reciproche origini – oltre a rappresentare un atto dovuto nei confronti dei consumatori – comporta reciproci vantaggi, come un potenziale incremento dei flussi commerciali bilaterali. Un obiettivo possibile che si basa però su un accordo che impedisca preliminarmente l’uso ingannevole dei richiami al Made in Italy. «La Strategia Europa 2020 pone al proprio centro aspetti come l’inclusività e lo sviluppo sostenibile, ovvero proprio i temi su cui si basano i prodotti a indicazione geografica, che fanno del radicamento al territorio un elemento fondante. Proprio il nesso causale tra la zona di produzione e le caratteristiche qualitative del prodotto è l’elemento che caratterizza il formaggio Asiago così come tutti i prodotti DOP. In virtù di questa capacità di creare valore per intere comunità locali chiediamo – ha affermato Flavio Innocenzi – che le istituzioni europee intensifichino i loro sforzi per la tutela di un patrimonio che, ancor prima che economico, è di natura sociale e culturale. La tutela del consumatore contro la standardizzazione del gusto e la massificazione produttiva conseguente a scelte di delocalizzazione alla esasperata ricerca dell’ottimizzazione dei costi, rappresenta oggi più che mai un imperativo categorico prioritario non più solo per i consorzi di tutela, ma anche per le istituzioni comunitarie».