Pagamento del latte in base alla qualità

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La necessità di superare il sistema delle Deroghe (possibilità di utilizzare il latte non conforme ai sensi del reg. CE 853/2004 per i formaggi con oltre 60 giorni di stagionatura) ha trovato una risposta nel sistema di progressiva riduzione del limite per cellule somatiche e carica batterica previsto dall’Intesa Stato Regioni del 23/9/2010 (rep. Atti 159/CSR, GU n. 250 del 25/10/2010) e relative delibere regionali, che si completa con il luglio 2013. Il contenuto di quel provvedimento deriva proprio da un’elaborazione statistica (simulazione di prospettiva) realizzata dallo scrivente Centro di Referenza su richiesta dell’Uff. Veterinario Regionale, proprio sulla base dei dati del PLQ in Lombardia.

In stretta sintesi, elaborando i valori di media geometrica mobile (parametro richiesto dalla normativa) di oltre 4.000 allevamenti aderenti al PLQ, fu possibile stimare preventivamente la quota di allevamenti che sarebbero risultati coinvolti dalla cessazione del sistema di deroghe e quantificare quindi “l’impatto del cambiamento normativo sia dal punto di vista produttivo sia di ricaduta sull’autorità di controllo”. Attraverso quella simulazione fu concepito e sperimentato virtualmente il sistema di progressiva riduzione dei limiti che ha consentito di frazionare l’impatto in più anni consentendo anche azioni preventive nei singoli allevamenti che permettessero di ridurre i futuri problemi (in tabella 2 e figure 2 e 3 sono illustrate alcune delle rappresentazioni derivanti da quel lavoro).

In conclusione vorremmo quindi sottolineare che continua a sussistere l’esigenza di rendere più stretto il legame tra risultato delle analisi e finalità produttiva di formaggi e dei vari prodotti a base di latte. Al tempo stesso, si rende però necessario che il sistema risulti più “gestito” e “rinnovato” al di là di iniziative di un singolo laboratorio o singolo acquirente, ma attraverso un processo definito e organico al sistema stesso che veda la compartecipazione di tutte le componenti interessate (che oggi, comprendono necessariamente le autorità regionali).

Il discorso si fa evidentemente complesso ma va chiarito che non si tratta soltanto di parametri analitici o valori di fasce da aggiornare; si deve valutare piuttosto come utilizzare davvero e in modo completo le potenzialità che da questo strumento si possono ottenere sempre nell’ottica di pragmatismo e fortissimo senso pratico che fin dalla sua nascita lo ha contraddistinto.

Il futuro

Le attuali criticità del sistema potrebbero portarci a concludere che: “se dal punto di vista economico non serve più, il PLQ può essere chiuso dalle stesse parti che lo hanno creato”. Le esigenze di controllo del latte previste dalla normativa potrebbero anche essere realizzate da sistemi di autocontrollo “tradizionale”, indipendenti e autonomamente gestite dai singoli allevatori e aziende di trasformazione (come già avviene in altre realtà geografiche).

Noi riteniamo invece che proprio nella natura di “autocontrollo sui generis” il PLQ abbia il proprio punto di forza e le ragioni per lo sviluppo futuro sia dal punto di vista economico-commerciale sia per la sicurezza alimentare. Anche perché, evidentemente, un sistema dal quale dipendono spostamenti di soldi, automaticamente, prevede maggior serietà e correttezza nella sua applicazione e nei controlli. Forse basterebbe riflettere su “quanto risulterebbe più difficile e costoso” ottenere certe informazioni o certi risultati, se il PLQ non ci fosse.

Anche in questo caso limitiamoci forzatamente ad alcuni esempi (con tutti i limiti di parzialità e superficialità che ciò comporta) analizzando alcune delle possibili evoluzioni future del sistema.

  • Le garanzie richieste per l’export dei prodotti caseari appaiono in progressiva crescita per ragioni sia di sicurezza sia commerciali; un sistema organizzato di controllo di filiera potrebbe fornire, almeno in parte, gli elementi oggettivi di queste garanzie (ricerca patogeni nel latte crudo, controllo cisterne compravendute ecc.) ed evitare gli intoppi che occasionalmente si verificano con prodotti “fermi in dogana” magari dall’altra parte del mondo.
  • Le produzioni di tipo “biologico” (anche genericamente inteso, quindi comprendendo quelle “tradizionali”) sono indubbiamente destinate ad aumentare la loro importanza; opportunamente definito il PLQ potrebbe supportare, almeno in parte, le esigenze di verifica e controllo (ed eventualmente di sostegno economico) di questo tipo di produzioni.
  • Indirettamente collegato al punto precedente è anche l’aspetto salutistico dei prodotti alimentari (pensiamo per esempio alla composizione in acidi grassi saturi nel latte e nei prodotti caseari)
  • La “tradizionalità” dei prodotti passa anche dalla delimitazione dell’origine geografica delle materie prime elemento già considerato e definito per esempio per alcune produzioni vinicole.
  • La matrice latte (magari insieme a quella dei foraggi autoprodotti in azienda) come fonte dati (a basso costo) per il monitoraggio delle contaminazioni ambientali di elementi chimici di diversa origine.
  • Il collegamento sistematico tra patologie animali (mastiti) e verifiche qualitative del latte sia in ottica di diagnosi in sanità animale che per il monitoraggio delle antibiotico resistenze.
  • Sistemi di tracciabilità del prelievo e del campione (già disponibili) per integrare quello relativo alla commercializzazione del latte e delle produzioni casearie.
  • Diffusione del PLQ, con opportuni adeguamenti, alla produzione di latte ovino, caprino e bufalino e ai sistemi “alternativi” di distribuzione come il latte crudo per vendita diretta.

Esistono poi ulteriori possibilità di sviluppo sganciate dall’attività di laboratorio (dalla quale siamo ovviamente condizionati professionalmente) che trovano già applicazione in altri Paesi, come l’integrazione di sistemi online di controllo del latte in sede di mungitura o sulla linea di produzione del caseificio, estensibili anche ai sistemi informativi delle Autorità di controllo. L’elenco sarebbe facilmente allungabile ma la realizzazione, anche di una sola delle ipotesi di innovazione, passa forzatamente attraverso decisioni che nella situazione attuale appaiono davvero difficili.

A cominciare, ovviamente, dalla necessità di rivedere le modalità di condivisione degli oneri di un sistema nel momento in cui lo si riconosce come “utile a tutti”. Un primo segnale, quanto mai limitato e parziale, di una possibile ripresa dell’attenzione verso il PLQ può essere individuato nell’attuale iniziativa di revisione degli “accordi interprofessionali per l’applicazione del PLQ” alla quale si è recentemente dato il via da parte degli assessorati Sanità e Agricoltura della Lombardia.

Questa iniziativa, che ha riunito dopo quasi un decennio gli “addetti ai lavori” per riammodernare un documento che di fatto è ancora una delle prime revisioni degli accordi originari della fine anni ’80, rappresenta infatti una importante opportunità. Significativo a nostro avviso è che a questa iniziativa si sia arrivati proprio in collegamento e in conseguenza di una delle tante attività “collaterali” alle quali il PLQ ha fornito il proprio contributo: la necessità da parte degli assessorati agricoltura regionali di raccogliere e controllare i requisiti di conformità del latte prodotto dagli allevatori per poter assegnare il sostegno previsto dal reg. CE 73/2009 (Decreto Mipaf 29/7/09).

Un altro semplice, forse piccolo, esempio delle potenzialità del sistema PLQ che ne conferma però la multiutilità e, a nostro avviso, aumenta ancor di più la speranza di una rinnovata attenzione da parte di tutti (tanti) gli addetti ai lavori che in questo sistema possono trovare elementi di supporto alle proprie attività professionali.