Prospettive al 2026 targate UE

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La Commissione Ue ha reso pubblico uno studio sulle prospettive a medio termine per i principali mercati delle materie prime agricole dell’UE e per il reddito agricolo fino al 2026, sulla base di alcune ipotesi macroeconomiche. Prendendo in esame il comparto lattiero, negli ultimi due anni – nota la Commissione – c’è stato fermento, dal momento che l’embargo russo e la forte diminuzione degli acquisti cinesi hanno coinciso con un aumento senza precedenti della produzione mondiale. Nel corso del prossimo decennio, la crescita globale e la produzione UE dovrebbero essere più moderate, guidate da un aumento sostenuto della domanda mondiale, anche se a un ritmo più lento rispetto al passato decennio. Non possono essere esclusi ulteriori squilibri a breve termine tra domanda e offerta globale che porterebbero alla volatilità dei prezzi, come si è verificato nell’UE dal 2007. Dopo più di 30 anni di quote produttive, i fondamentali del mercato saranno i principali motori dell’offerta comunitaria. Ciò ha richiesto, e richiede tuttora un adeguamento da parte degli agricoltori e gli altri operatori del mercato. Nel futuro i vincoli ambientali potranno svolgere un ruolo importante, limitando l’incremento della produzione in alcune aree d’Europa (e non solo). Pertanto, l’aumento della produzione di latte nell’UE nel prossimo decennio dovrebbe essere moderata (1,3 milioni di tonnellate di latte all’anno in media) e inferiore rispetto agli ultimi anni. Nonostante questo, l’Unione europea dovrebbe diventare il maggiore esportatore di prodotti caseari al mondo entro il 2026, proprio davanti a Nuova Zelanda. Tuttavia, nonostante il forte rialzo previsto delle esportazioni, entro il 2026 oltre l’85% di latte e derivati comunitari sarà consumato all’interno dell’UE. La diminuzione del consumo di latte fresco è destinato a continuare, al contrario di quello di formaggio e burro a livello casalingo e industriale.