Refrigerazione del latte: risparmiare si può

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Ridurre i costi energetici

Una macchina frigorifera consente di trasferire il calore da una sorgente fredda verso un corpo caldo, nel nostro caso il latte. Il tutto con una spesa di energia. Per ogni litro di latte raffreddato da 35 a 4°C, infatti, servono circa 200 kJ di energia termica. Per ridurre i costi energetici, sono sempre più utilizzati i sistemi per il recupero di calore. Si tratta di scambiatori che impiegano l’energia termica, che altrimenti verrebbe dissipata, per riscaldare l’acqua. Quest’ultima, pompata attraverso lo scambiatore di calore raggiunge dai 50 ai 55°C, temperatura mantenuta grazie a un serbatoio isolato. Così si arriva a recuperare fino al 60% del calore estratto dalla refrigerazione del latte e convertirla in acqua calda utilizzata in diverse occasioni, come la pulizia della stalla.

Se la temperatura dell’acqua necessaria alla pulizia deve superare i 50/55°C, il resto del calore può essere prodotto da un riscaldatore supplementare. Si risparmierà comunque energia rispetto al dover riscaldare l’acqua di rubinetto (di solito a 10°C). Si può inoltre mescolare l’acqua calda del serbatoio con acqua fredda per pulire le mammelle prima della mungitura, come acqua potabile per vacche e vitelli in inverno o per la preparazione del latte in polvere per i vitelli.

La scelta

Le offerte tecnologiche sono molteplici. La quantità di latte prodotta, la frequenza di consegna e il tempo massimo di refrigerazione sono i parametri sui quali viene scelta la dimensione dell’impianto di refrigerazione, sia in termini di capacità della vasca sia di prestazioni del gruppo frigo. Oltre al prezzo, va valutato anche il costo aggiuntivo dovuto alla presenza di accessori, come il pre-refrigeratore, il lavaggio automatico o il recupero di calore. Questi ultimi alzeranno il costo iniziale dell’impianto, ma potrebbero portare a dei risparmi da spalmare nell’arco di tutto il suo utilizzo. Costi, da valutare al momento dell’acquisto, sono anche i consumi di energia elettrica, di prodotti detergenti e per la manutenzione ordinaria e straordinaria.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”La normativa”] La normativa internazionale di riferimento per i refrigeratori del latte allo stato sfuso è la ISO 5708 (Norma Europea Standard EN 13732) che specifica le caratteristiche progettuali, costruttive, di funzionamento e i metodi di collaudo delle vasche. Secondo questa norma, gli impianti vengono identificati in tre classi di prestazione in funzione del numero di munte, del tempo di refrigerazione e della temperatura ambientale. Questa classificazione costituisce un elemento fondamentale nella valutazione dell’impianto al momento dell’acquisto, permettendone l’immediata identificazione delle prestazioni.


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