Il World Dairy Summit appena conclusosi a Vilnius si è confermato come un fondamentale momento di discussione sul mondo del latte. Molti gli aspetti trattati, con una particolare riflessione sul ruolo del latte e dei suoi derivati nella lotta all’insicurezza alimentare. “Closing the Nutritional Gap with Sustainable Dairy”, questo infatti era il tema e l’interrogativo attorno ai quali si è sviluppata la discussione al World Dairy Summit lituano. Quali risposte il mondo del latte può dare a circa un miliardo di persone malnutrite (perlopiù cronicamente) e a quasi due miliardi di persone che non hanno un adeguato apporto di micronutrienti? La risposta da un punto di vista strettamente nutrizionale appare fin troppo semplice. Semplice, perché la matrice latte, in qualsiasi derivato si trovi, è una fonte di energia, proteine e grassi di elevato valore biologico. Apporta anche significative quantità di vitamine e microelementi altamente assimilabili. Facile, perché è indiscutibile che proteine, lattosio e minerali del latte supportano la crescita dei bambini colmando il gap nutrizionale di quelli malnutriti. Più difficile convincere tutti che queste sono chiare evidenze scientifiche, in tempi di pressanti campagne anti latte e di forte revisionismo, spesso poco scientifico, sulle proprietà nutrizionali dei prodotti lattiero caseari.
Ma la riflessione deve andare oltre il piano nutrizionale. La crescita demografica e l’adozione di piani di incentivazione al consumo di latte in età (pre)scolare hanno significativamente incrementato la domanda e la produzione di latte, soprattutto nei Paesi poveri. Questa tendenza pone altre domande, prima tra tutte: può la filiera latte rispondere a tale trend in modo sostenibile a livello ambientale? Soddisfare l’aspetto nutrizionale senza creare pressione sull’ambiente è la vera sfida, come indicava il tema del Summit. Peraltro, nei Paesi in via di sviluppo un modello a ridotto impatto ambientale è importante quanto un modello di filiera socialmente sostenibile. Colmare il gap nutrizionale è possibile solo se le persone sottoalimentate o malnutrite avranno economicamente accesso a latte e derivati e, auspicabilmente, saranno parte attiva nei nuovi modelli di filiera. Il ruolo dei grandi gruppi industriali lattiero-caseari con interessi diretti o indiretti nei Paesi in via di sviluppo è quindi di grande importanza e responsabilità nell’indirizzare, anche eticamente, questi cambiamenti.
Scenari e mutamenti complessi che esigono risposte articolate, non impossibili, per raggiungere l’obiettivo di “Nutrire il pianeta”. Da EXPO-Milano passando per Vilnius, il mondo del latte arriverà nel 2016 al World Dairy Summit di Rotterdam per confrontarsi sul tema “Dare to dairy”. Niente di meglio, osare è la sola via per rispondere alle nuove sfide poste dalla necessità di cancellare l’insicurezza alimentare, anche con il latte e i suoi derivati.