15 anni di attività per il consorzio del formaggio Piave

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Il consorzio del formaggio Piave festeggia i 15 anni di attività con numeri in crescita: +35% di fatturato; presenza in oltre 30 Paesi; 35.000 forme esportate ogni anno

Il consorzio del formaggio Piave festeggia i 15 anni di attività con numeri in crescita: +35% di fatturato; presenza in oltre 30 Paesi; 35.000 forme esportate ogni anno

Quindici anni di storia; +35% di crescita del fatturato; presenza in oltre 30 Paesi; e, infine, un nuovo riconoscimento gastronomico: il Premio Piave Gourmet. Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Piave DOP celebra così un anniversario che testimonia il successo di un prodotto nato tra i pascoli delle Dolomiti e divenuto ambasciatore del Bellunese nel mondo.

Piave: un fiume, un territorio, un formaggio

“Il Piave DOP è molto più di un formaggio: è la testimonianza di un territorio, della dedizione dei nostri produttori di latte e di una tradizione che vogliamo preservare e raccontare nel mondo” ha commentato Modesto De Cet, presidente del Consorzio di Tutela del Formaggio Piave DOP. “Il nostro impegno quotidiano è garantire qualità e autenticità, sostenendo la filiera e promuovendo il valore di un prodotto simbolo del Veneto.”

Dal 2010 il fatturato del Consorzio è cresciuto del 35%, raggiungendo 18,5 milioni di euro nel 2024. Ogni anno vengono prodotte in media 350.000 forme, di cui circa il 10% esportate in 30 mercati esteri, tra cui Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia.

A testimonianza della sua qualità, il Piave DOP ha ottenuto in questi 15 anni oltre 71 premi e riconoscimenti, sia locali sia internazionali. Ha rafforzato la propria immagine attraverso la partecipazione a 105 fiere internazionali e la realizzazione di campagne di comunicazione mirate.

“Il nostro obiettivo è garantire che ogni fase della produzione rispetti gli standard del disciplinare DOP, dalla stalla alla stagionatura – sottolinea la dott.ssa Chiara Brandalise, direttore del consorzio –. Lavoriamo per rafforzare la presenza del Piave sui mercati internazionali, sostenere i produttori e raccontare l’unicità di questo formaggio attraverso iniziative di comunicazione e progetti di valorizzazione del territorio.”

Tutela, controllo e promozione: il ruolo del consorzio del formaggio Piave

La qualità del Piave DOP è garantita dal rispetto scrupoloso del disciplinare europeo: latte esclusivamente bellunese, proveniente per l’80% da razze tipiche alpine, filiera controllata, certificazioni CSQA e costante vigilanza contro abusi e imitazioni.

Il formaggio si distingue per le sue cinque stagionature – Fresco, Mezzano, Vecchio, Vecchio Selezione Oro e Vecchio Riserva – ciascuna con un profilo sensoriale unico, dalle note dolci e delicate del Fresco alle sfumature più complesse e alpine del Vecchio Riserva.

Accanto alla tutela, cresce l’impegno nella promozione: eventi e degustazioni per i consumatori, formazione dedicata agli operatori della distribuzione, presenza a fiere ed eventi istituzionali per consolidare la cultura delle DOP. Un lavoro che contribuisce a rafforzare la reputazione del Piave come formaggio di alta qualità, radicato nel territorio ma conosciuto a livello globale.

Dal 2010 al 2025 la crescita è costante:

– 18,5 milioni di euro di fatturato nel 2024 (+35% tra il 2010 e il 2024)

– 35.000 forme esportate ogni anno

– 105 fiere internazionali

– 71 premi ottenuti

– 4 campagne pubblicitarie nazionali e 55 apparizioni televisive.

Il cuore del formaggio Piave DOP: una tavola rotonda che racconta il territorio

Ad animare la celebrazione dei 15 anni del Consorzio Formaggio Piave DOP, una originale tavola guidata con brillante ironia da Patrizio Roversi.

Casari…

Ad aprire il dialogo è stato Dimitri Biasuz, casaro storico, simbolo umano di una filiera che tiene insieme mani, passione e territorio. “Ho iniziato come “bocia” nel 1981 – ha raccontato – e da allora non ho mai smesso di imparare.” Dietro al suo sorriso, però, c’è un concetto forte: sacrificio. “Fare il casaro non è un mestiere, è una scelta di vita – ha spiegato –. Servono attenzione, dedizione e notti insonni. Se sbagli, comprometti il lavoro di tutti. È un lavoro di responsabilità, ma anche d’amore per la terra e per la comunità.” Biasuz, che è anche allevatore, ha ricordato l’importanza di custodire le piccole aziende di montagna: “Quando chiude una stalla, non perdiamo solo latte, ma un pezzo di paesaggio, di cultura, di civiltà.”

… e latterie al centro

Antonio Bortoli, storico direttore generale di Lattebusche, ha invece ripercorso oltre mezzo secolo di crescita cooperativa. Ha ricordato gli anni difficili in cui la piccola realtà di montagna dovette convincere le latterie locali a unirsi. “Ci dicevano di no – ha ricordato. – Ma abbiamo insistito, credendo nel valore del ‘fare insieme’. Oggi Lattebusche è la prima cooperativa lattiero-casearia del Veneto, con 23 fusioni e oltre 160 milioni di euro di fatturato. Ma soprattutto ha la stessa missione di sempre: lavorare solo il latte dei nostri soci e restare radicati nel territorio.”

Bortoli ha raccontato anche l’evoluzione tecnologica e la grande intuizione che ha reso unico il Piave DOP: l’uso del latteinnesto e del sieroinnesto, che hanno permesso di preservare i fermenti naturali del territorio senza mai ricorrere a conservanti. “Nel 1965 – ha ricordato – è nato un formaggio che per la prima volta non usava formaldeide. È stato un salto epocale, e ancora oggi quel principio guida la nostra qualità.”

Altre voci

A dare respiro internazionale, l’intervento di Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, che ha raccontato il ruolo del Piave DOP come ambasciatore della terra d’origine: “Ogni bellunese emigrato sa che il formaggio Piave è un pezzo di casa. Lo regaliamo ai rappresentanti delle comunità all’estero: è il nostro biglietto da visita nel mondo.”

A chiudere la tavola, lo chef Fabio Campoli, che ha legato gastronomia e identità culturale: “Il turismo enogastronomico è una forma di educazione al bello. Il Piave è una biblioteca di sapori, un racconto che va servito, non solo gustato.” Tra una riflessione e una ricetta – dagli gnocchi con crema di Piave e melograno agli spaghetti con guanciale e scaglie di Piave stagionato – Campoli ha ricordato che la cucina è memoria condivisa, “un modo per tramandare cultura attraverso il gusto”.

Premio Piave Gourmet 2025

Il Premio “Piave Gourmet” è dedicato ai ristoratori che meglio interpretano la cucina del territorio. L’edizione 2025 ha premiato la Trattoria “da Ciliotta” di Limana (chiusa a fine 2024), celebre per il suo risotto al Piave Vecchio, diventato un piatto-simbolo della tradizione locale.

Per quasi vent’anni i titolari, Loris Bogo ed Eleonora “Lolli” Roffarè, hanno portato avanti una cucina autentica, legata ai sapori della montagna bellunese. Il loro risotto – profumato di pascoli e memoria contadina – rimane una delle interpretazioni locali più genuine e apprezzate del Piave DOP in cucina.

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