I (ri)tratto(ri)

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Migliaia di agricoltori, altrettanti trattori, strade bloccate, palco del Festival di Sanremo quasi in presenza. Fatta eccezione per la kermesse rivierasca, o forse in sintonia con la stessa, verrebbe da dire il solito refrain. Almeno nelle modalità con cui il mondo agricolo cerca da anni di far valere le proprie ragioni. Forse con una sola novità tra le svariate motivazioni della contestazione: le misure previste dall’UE per rendere maggiormente sostenibili le filiere agro-zootecniche.

Compresa quella del latte. Che, innegabilmente, in questi anni è stata molto penalizzata dalle condizioni macroeconomiche e politiche. Altrettanto certo però è che la zootecnia da latte è ancora alle prese con problemi quasi atavici, gli stessi da anni, alti costi di produzione e riduzione dei margini di redditività. Resta tuttavia da capire se veramente una politica UE più sostenibile a livello ambientale possa ulteriormente contribuire ad aggravare questa situazione. Il Green Deal europeo (non solo nel settore agricolo) rimane infatti un obiettivo strategico e irreversibile che molti Stati Membri non hanno avversato, ma che non dispiace neanche a certa parte del mondo agricolo. Quello dei piccoli produttori che, percepiti come non intensivi e più sostenibili, beneficerebbero di una diversa distribuzione dei fondi PAC.

Eppure, ridurre le emissioni nette di gas serra, sostenere la gestione responsabile di terreni, antibiotici, pesticidi e fertilizzanti, e altro ancora, non sembrano più obiettivi accettabili. Quindi neanche i processi di adattamento che queste linee di indirizzo richiedono alle filiere agricole e zootecniche. Al punto che solo adesso, guarda caso, le politiche UE sembrano lontane dal mondo agricolo reale. Purtroppo, però, qui non è in discussione solo la salvaguardia del reddito di agricoltori e allevatori, ma anche l’idea di un nuovo corso ambientale che l’Europa può rimandare (fino a quando?), ma non eludere. O meglio, elidere togliendo una sillaba a(i) trattori, cioè tratto (con chi li guida), l‘UE e alcuni Stati membri hanno pensato di arginare la protesta. E, in mancanza dell’inversione di marcia dei trattori stessi hanno pensato di invertire la medesima sillaba: quindi ritratto. Con un dietrofront su più punti di quel nuovo corso. Deroga alla norma di condizionalità per i seminativi incolti. Via parte delle tasse sui terreni agricoli. Standard di sostenibilità ambientale e di riduzione dei pesticidi ammorbiditi.

Eppure, la transizione green non può essere il capro espiatorio per risolvere tutti i problemi del mondo agricolo e zootecnico. Che comunque e necessariamente deve prendere coscienza della necessità di una nuova sensibilità ambientale e avviare il prima possibile un processo di cambiamento. Partendo anche dall’acquisizione di una cultura imprenditoriale che ha permesso ad altri settori produttivi di far fronte a questi e altri mutamenti con maggiore resilienza e di riequilibrare la catena del valore lungo la filiera.