Nell’affollato convegno di sabato a Soragna (dove ottant’anni fa venne firmato l’atto costitutivo del Consorzio di tutela) Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano ha affermato che «L’imminente cessazione di quel regime comunitario delle quote, che per trent’anni ha vincolato la produzione di latte apre scenari fondati su un’espansione della produzione europea, una esasperazione della competizione e quotazioni in ribasso: è proprio in questo contesto che l’assegnazione delle quote latte da trasformare in Parmigiano Reggiano direttamente agli allevatori ha attribuito ai produttori non solo la responsabilità e la possibilità di regolare i flussi, ma soprattutto un nuovo valore economico reale. I tempi che stiamo vivendo – ha continuato il presidente del Consorzio – esigono una nuova e grande attenzione da parte della politica, una grande difesa sindacale che riguarda il mondo dell’associazionismo e una forte evoluzione dei sistemi di aggregazione che investono le imprese, con ruoli sicuramente inediti anche per i consorzi di tutela».
«È in questo contesto che ci si deve chiedere – ha detto Alai – se il nostro Consorzio debba associare solo i trasformatori o anche gli allevatori, in un’ampia riflessione sulle sue funzioni, sull’interprofessionalità, sul come rendere più forte la coesione del sistema e sul ruolo fondamentale di quanti, all’interno del mondo agricolo, svolgono funzioni associative e di coordinamento, perché senza questo lavoro ampio e comune qualsiasi obiettivo diviene difficilmente perseguibile».
Molto forte, da parte del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, l’appello alla politica e all’amministrazione pubblica: «Conosciamo – ha detto Alai – le difficoltà della finanza pubblica e non sono comunque queste le risorse oggi prioritarie, quanto invece i sostegni per portare a compimento l’evoluzione interprofessionale del sistema e il sostegno per abbattere le tante barriere che in molti mercati ancora ci impediscono di entrare e quelle che in un numero ancora più alto di Paesi (vedi gli Usa, ad esempio) ci impediscono di tutelare e difendere la nostra denominazione da imitazioni e usurpazioni. Per far crescere redditi e investimenti – ha concluso il presidente, ricordando come tappa fondamentale quella degli accordi con gli Stati Uniti-TTIP – la priorità è rafforzare le condizioni per la crescita della domanda estera, che entro il 2020 dovrà valere il 50% sul totale della nostra produzione». Da parte sua il ministro Maurizio Martina, anche egli intervenuto all’evento, ha affermato: «Siamo in ritardo rispetto ad azioni sulle quali già da 2008 occorreva avviare un dibattito più concreto e produttivo, perché è da allora che conosciamo i tempi della cessazione del regime delle quote latte UE. In ogni caso dobbiamo guardare avanti, puntando su due punti di forza: l’interprofessione nel sistema latte e formaggio, sulla quale il ministero farà la propria parte per essere elemento di stimolo e di coagulo riorganizzativo e, contemporaneamente, il rafforzamento dei consorzi di tutela in uno scenario che cambia e va riletto con una visione aperta. l’Italia è il Paese che meglio utilizza le possibilità di tutela offerte dalla Corte di Giustizia UE, ma fuori dall’Europa c’è il grande tema politico della protezione in grandi Paesi come gli Usa, molto attenti alla politica dei marchi, mentre noi siamo molto attenti alla tutela delle DOP. Il saldo – ha aggiunto Martina– è a nostro favore nelle trattative sull’agroalimentare, possiamo agire bene e con una buona tattica, e di fronte alle opportunità che abbiamo (e anche ai rischi comunque insiti nelle trattative) è fondamentale il tema organizzativo, il presentarsi uniti e capaci di migliorare le nostre piattaforme sulle nostre esportazioni».