Novità nel campo della depurazione acque reflue

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Serie di coclee pressa Tiago davanti allo stabilimento Depur Padana Acque

In un anno difficile come il 2020, Depur Padana Acque non si è fermata ai successi ottenuti. Ha continuato a investire in ricerca, realizzando soluzioni tecnologiche per le aziende sostenibili.

Le soluzioni proposte da Depur Padana Acque per la depurazione delle acque reflue dell’industria alimentare comprendono impianti attrezzati con un primo stadio dedicato alla rimozione della frazione solida/grossolana a cui fa seguito un secondo stadio biologico di volta in volta dimensionato sulla base delle caratteristiche qualitative e quantitative dei reflui da depurare. Caratteristiche comuni a tutti gli impianti Depur Padana Acque, a prescinderne dalle dimensioni e/o dai materiali utilizzati per la loro costruzione, sono la semplicità e il funzionamento totalmente automatico.

La contaminazione delle acque dell’agroalimentare è generalmente costituita da una frazione solida composta da materiali solidi e grassi vegetali o animali, e una disciolta di tipo organico causata dalla presenza in soluzione di zuccheri, amido, proteine, sostanze azotate e fosforate eccetera. La rimozione di queste sostanze richiede un approccio in grado di garantire un effluente allo scarico qualitativamente conforme ai limiti di legge (DL 152 del 3/4/2006), finalità che rappresenta l’impegno di Depur Padana da oltre 40 anni.

Trattamento fanghi di depurazione

Il 2020 è stato un anno sicuramente particolare e complesso. Molte aziende hanno deciso di serrare i ranghi per superare il momento difficile. Invece Depur Padana Acque ha deciso di impegnarsi ancora e di aprirsi alle novità. Ne ha approfittato per mettere a punto alcune importanti innovazioni. Un capitolo molto importante nella depurazione dei reflui, soprattutto in un momento storico in cui l’argomento “rifiuti” è estremamente delicato, è la gestione dei fanghi di depurazione. Come noto, i depuratori al servizio delle attività casearie, attrezzati con flottatore chimico/fisico di pretrattamento dei grassi oppure solo biologici, generano fanghi di processo contaminanti. Sostanzialmente, questi rappresentano in forma concentrata l’inquinamento che l’impianto di trattamento rimuove dalle acque reflue, permettendo di scaricarle depurate a norma di legge.

I fanghi di processo sono generalmente estratti dagli impianti in forma molto liquida e pompabile, con percentuali d’acqua nell’ordine del 95-99%. Il loro smaltimento ha spesso costi molto elevati, appunto a causa dell’elevato quantitativo d’acqua che contengono. Per questo motivo non sempre è facile trovare aziende disposte a ritirarli. Per la disidratazione di questi fanghi il mercato propone soluzioni ben collaudate, adatte a semplificare le attività di smaltimento e conseguentemente ridurne i costi. Fra i molti noti sistemi tradizionali vi sono le nastropresse, le filtropresse e le centrifughe (decanter). Tutte macchine con particolari peculiarità e caratteristiche, con pregi e difetti.
Proprio in questo campo Depur Padana ha portato avanti la sua ricerca. Inoltre ha migliorato i propri servizi finalizzati a supportare i clienti nell’ottimizzazione dei costi di gestione correlati alla depurazione, che sono un tema di primaria importanza per un’azienda che installa il depuratore in un contesto di sostenibilità delle proprie attività.

Vista aerea di un gruppo di disidratazione fanghi flottati e biologici attrezzato con coclea pressa Tiago a doppia spirale

Disidratazione di fanghi a matrice grassa

Nell’ottica dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità, Depur Padana Acque propone una nuova macchina di disidratazione: Tiago. Funzionante con una coclea a passo variabile coassiale a una griglia formata da dischi fissi e dischi mobili a spaziatura variabile, permette l’autopulizia.
I rendimenti di disidratazione sono paragonabili ad altre macchine disponibili sul mercato, se non superiori, anche con fanghi a matrice grassa come quelli dei caseifici, per i quali è particolarmente indicata (fango estratto dai flottatori, per esempio) rispetto ad altri sistemi tendenzialmente più soggetti a intasamento.
Altri vantaggi di questa unità di disidratazione sono rappresentati da ingombri molto ridotti, potenze elettriche installate molto basse e un’usura pressoché nulla. Caratteristiche rese possibili dalla tipologia di funzionamento: gli organi della macchina in movimento ruotano molto lentamente, a una velocità che varia da 2 a 4 giri/minuto. La grande semplicità di gestione e funzionamento, con possibilità di lavorare anche h24, la rumorosità molto bassa e l’assenza di vibrazioni, i consumi d’acqua di lavaggio ridotti rendono questa serie la soluzione ideale per gli impianti di depurazione al servizio del comparto lattiero–caseario, dove Depur Padana Acque ne ha già installate diverse.

Ecoblock, impianto biologico monoblocco funzionante a tecnologia MBR (Membrane Bio Reactor) attrezzato con aeratori sommersi di nuova concezione, installato presso un caseificio di Parmigiano Reggiano

Depurazione biologica

Un’altra importante novità è stata sviluppata nel campo degli impianti di depurazione di tipo biologico, dove Depur Padana Acque ha messo a punto una tecnologia per la fornitura di ossigeno a microbolle all’interno dei reattori a fanghi attivi, in sostituzione dei tradizionali sistemi a dischi forati, abbinati a compressori o soffianti, o di altri noti sistemi di aerazione sommersa di tipo venturi jet e simili.

Questa nuova tecnologia comporta innumerevoli vantaggi in termini di consumi elettrici, che risultano molto ridotti, rendimenti superiori, semplicità nella manutenzione rispetto ai sistemi tradizionali, e può essere applicata con ottimi risultati a tutti i tipi di reattori biologici (in continuo con decantatore, SBR, MBR, MBBR). Inoltre permette di intervenire in modo semplice e rapido su impianti esistenti, qualora sia necessario aumentare l’apporto di ossigeno alla biomassa depurante, evitando di operare in ambienti confinati e senza dover procedere allo svuotamento delle vasche. Condizione, quest’ultima, che richiederebbe obbligatoriamente il momentaneo fermo dell’impianto, con tutte le conseguenze e i costi che ne deriverebbero.