Pecorino Romano: consorzio soddisfatto della campagna 2019/2020

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Cresce la produzione e l’export nei Paesi europei e in Canada. In calo l’import statunitense. Il prezzo si attesta fra 7,30 e 7,55 euro al chilo. È questa la fotografia della campagna casearia 2019/2020 del Pecorino Romano DOP, che regala una sorpresa: la Cina, dove si registra una interessante tendenza di crescita.

“Sono risultati molto positivi – commenta il presidente uscente del Consorzio, Salvatore Palitta. – Siamo riusciti a contenere le produzioni e tenere in equilibrio la crescita nonostante il latte destinato ai prodotti freschi da tavola durante il lockdown sia stato dirottato interamente sul Pecorino Romano. È stata una bella sfida dover gestire l’intero monte latte raccolto in Sardegna, non disperderlo, lavorarlo e destinarlo alla produzione. Ed è stata una scelta importante quella dei produttori di lavorare insieme e rafforzare i rapporti fiduciari, condividere scelte di mercato, valorizzare il prodotto sul mercato senza sottostare a pratiche svalorizzanti spesso tipiche del settore grattugia”.

Anche nel caso del Pecorino Romano, afferma Palitta “i consumi domestici e familiari hanno compensato abbondantemente i consumi della ristorazione. Non sempre, infatti, i ristoratori scelgono di usare la DOP, mentre il consumatore sì. A questo proposito, stiamo avviando un progetto di vigilanza sulla ristorazione insieme a Parmigiano Reggiano e Gorgonzola proprio per incentivare e favorire sempre più la presenza della DOP in ristoranti e pizzerie”.

I dati della produzione

Nell’ultima campagna casearia, sono stati conferiti ai caseifici del sistema di controllo del Pecorino Romano 254 milioni di litri di latte (+12% rispetto allo scorso anno). Di questi, 180 milioni sono stati utilizzati per produrre Pecorino Romano (+15% in più rispetto allo scorso anno), per un totale di 309mila quintali di formaggio prodotto.

Sulla base delle rilevazioni della Camera di Commercio di Milano e aggiornato a ottobre, il Pecorino Romano è quotato 7,30-7,55 euro al chilo (dati pubblicati da Clal) e risulta in costante crescita da febbraio-marzo 2019.

L’export

In rialzo l’export sia verso i Paesi UE (+9% pari a 30mila quintali, tra gennaio-giugno. Dati Istat) sia verso il Canada (+16% pari a 2mila quintali, nei primi sei mesi del 2020). I dati del Dipartimento per il Commercio estero americano certificano invece un calo dell’export verso gli USA che nel periodo gennaio-luglio ha perso il -28% (60mila quintali), probabilmente a causa di un aumento di un dollaro al chilo del prezzo.

“Ma – sottolinea Palitta – è un dato che non ci preoccupa, perché in questo modo diminuisce la dipendenza quasi totalitaria da quel mercato e dal suo andamento, basti pensare che prima l’export verso gli USA si attestava a oltre il 70% e ora siamo fra il 40% e il 50%.

Ormai ci siamo consolidati sui nuovi segmenti di mercato ad elevata qualità con un riposizionamento oltre la tradizione, e continuiamo in quella direzione per far conoscere e apprezzare il Pecorino Romano in tutta la sua bontà. Una tendenza che si è ulteriormente rafforzata durante il lockdown, quando è aumentato il consumo casalingo che ha permesso di apprezzare il Pecorino Romano come prodotto da tavola o nei cibi pronti: le più grandi aziende alimentari, infatti, lo utilizzano in misura sempre maggiore per i loro prodotti e con grande consenso da parte degli acquirenti. Tanto è vero che il nostro formaggio è diventato la terza referenza nella scelta di consumatori e addetti del settore dopo Parmigiano Reggiano e Grana Padano, il che significa che il lavoro che abbiamo fatto per migliorarne la qualità sta dando i risultati desiderati”.

 

Il Caso Cina

Il dato ha suscitato la sorpresa del consorzio. “Questo è un dato estremamente interessante, non tanto per le quantità attuali – siamo sui 125 quintali – quanto per quello che significa. Ci consegna un segnale molto incoraggiante (+147%), di un mercato dalle notevoli potenzialità, che dimostra apertura e disponibilità. Un mercato ancora inesplorato, dove il Pecorino Romano può trovare grande spazio”, conclude Palitta.