Position paper

1986

Gli articoli scientifici contenenti il termine “probiotico” censiti da PubMed lo scorso anno sono stati circa 2.500La ricerca sui probiotici è in continua crescita. Negli ultimi 10 anni sono stati censiti da PubMed (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed) quasi 17.000 articoli scientifici contenenti il termine “probiotico”, circa 2.500 solo nell’anno appena trascorso. Nonostante ciò e alcune evidenze scientifiche sugli effetti benefici ottenibili attraverso il consumo di probiotici, sono oltre trecento i claim salutistici riguardanti i probiotici che sono stati respinti o sono in attesa di un parere da parte di Efsa. Una bocciatura totale, quasi senza appello. Che da tempo si affianca alla mancanza di una normativa che armonizzi nell’UE l’uso della denominazione “probiotico” per i prodotti che contengono questi particolari microrganismi. Una situazione di incertezza che ha spinto le principali associazioni dei produttori europei di fermenti lattici e di prodotti lattiero-caseari (European Federation of Health Products Manufactures Associations, International Probiotics Association e European Diary Association) ad adottare per la prima volta un position paper comune sull’argomento. Obiettivo dichiarato: sollecitare le istituzioni europee a superare l’attuale impasse normativa relativa all’utilizzo dell’indicazione “probiotico”. Indicazione delineata nelle linee guida del ministero della Salute italiano, ma non dalla Commissione e da altri Stati Membri. Il position paper rimanda in pratica alla richiesta di poter liberamente utilizzare il termine “probiotico” qualora non legato a specifici claim salutistici. Di fatto, una distinzione formale tra ciò che il probiotico è, e ciò che il probiotico potrebbe fare. Una richiesta di armonizzazione che sarebbe comunque solo un primo passo per uscire dall’incertezza di cui si diceva, lasciando irrisolta la questione di ciò che il probiotico fa. Perché, al di là dei pareri Efsa, sono indubbiamente necessarie ulteriori sperimentazioni per limitare l’eterogeneità dei dati oggi disponibili sugli effetti dei probiotici in relazione a popolazione coinvolta, ceppi utilizzati, modalità e tempi di trattamento. Perché il problema è stabilire in maniera chiara se e a cosa servono i probiotici e, conseguentemente, se soddisfano particolari indicazioni salutistiche. Di fatto, per quanto in crescita secondo PubMed, la ricerca sui potenziali effetti (benefici) dei probiotici è in tanti casi tutt’altro che esaustiva e conclusiva.

 

Permettetemi di ricordare Giuseppe Nardella, presidente di Tecniche Nuove, il più assiduo e appassionato tra i lettori della nostra rivista. Una rivista alla quale Giuseppe Nardella ha sempre dedicato grande attenzione consapevole del valore della formazione e dell’informazione professionale anche in ambito agroalimentare. Nostro compito è perseverare in quello che è stato il filo conduttore di tutta la sua attività editoriale per continuare a fare de “Il latte” un imprescindibile punto di riferimento professionale e un osservatorio critico e partecipe dei mutamenti culturali e tecnologici del settore lattiero-caseario. Sotto la sua presidenza “Il latte” ha compiuto novant’anni. A lui la promessa di continuare questa storia editoriale fatta di (in)formazione puntuale, corretta e scientifica.