Via libera del MiPaaft al Piano di regolazione offerta del Parmigiano Reggiano

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Il nuovo Piano regolazione offerta 2020-2022 conferma i pilastri dei precedenti piani: quote di produzione assegnate agli allevatori e contribuzione aggiuntiva versata da chi supera i livelli soggettivi. Un piano che vuole facilitare una crescita razionale e flessibile delle aziende, così da potere reagire prontamente ai cambiamenti del mercato.

Per adattare l’efficacia dello strumento alle condizioni produttive, è possibile infatti intervenire di anno in anno sul punto di riferimento, sul livello di contribuzione, e con sconti per politiche mirate legate alla qualità o categorie specifiche di produttori. Già entro il 15 ottobre 2019 il consiglio di amministrazione e l’Assemblea saranno chiamati a formulare importanti proposte in tal senso.

«Grazie a questo risultato – commenta Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio – ora potremo concentrarci al 100% sulla minaccia dei dazi Usa che proprio in questa calda estate rischia che gettare al vento il lavoro di anni. Ma siamo convinti di poter far comprendere all’amministrazione Usa che i dazi sul Parmigiano Reggiano sarebbero prima di tutto un boomerang per i consumatori americani e le tante imprese Usa che vivono con il nostro prodotto».

I dazi, un boomerang

Trump minaccia di applicare un dazio pari al valore del prodotto importato. Pertanto il dazio passerebbe da 2,15 a 15 dollari/kg e, considerando i vari passaggi distributivi, il costo del Parmigiano Reggiano salirebbe a 60 dollari al kg. L’inevitabile crollo dei consumi che ne deriverebbe secondo gli addetti ai lavori americani si attesterebbe all’80-90%.

A rimetterci inoltre sarebbero poi anche i trasformatori degli Stati Uniti. Solo un 25% del prodotto finisce negli store in forme intere senza subire lavorazioni. Le aziende americane porzionano le forme, producono diversi formati, grattugiano il prodotto, lo utilizzano per differenti preparazioni. Tale business vale circa 200 milioni di dollari.