Campagna social di AFIDOP contro il Nutri-Score

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Non è certo un mistero che la Commissione europea stia lavorando a una nuova disciplina dell’etichettatura alimentare, informazioni nutrizionali incluse. E neppure che il Nutri-Score sia uno dei sistemi frontepacco che la Commissione sta vagliando per la bozza di proposta che presenterà per fine anno. E proprio questo è il problema.

Al centro della discordia

Da tempo contro il francese Nustri-Score si sono levati gli scudi. Diverse filiere alimentari e differenti Paesi hanno preso posizione contraria, sottolineando l’approssimazione e l’eccessiva semplificazione di tale sistema frontepacco. Fra di esse, la filiera lattiera che ne ha evidenziato l’impatto negativo sui derivati lattierio-caseari, relegati perlopiù in zona arancione o rossa, spesso alla lettera D. Una sostanziale bocciatura dunque. Le proposte poi di “favorire” a scaffale, di tassare e di stanziare fondi per la promozione in funzione del punteggio Nutri-Score hanno fatto alzare i toni della diatriba. Inoltre, ha destato perplessità la proposta di eventuali esenzioni, come quella per i prodotti IG, dall’obbligo del Nutri-Score.

La discesa in campo di Afidop

Afidop (Associazione dei Formaggi Italiani DOP) con i consorzi di tutela dei formaggi a DOP hanno appena lanciato una campagna social che mette al centro 10 piatti iconici italiani “SENZA” in cui il formaggio è ingrediente distintivo (come la caprese)e che potrebbero scomparire, motivando così il loro no al Nutri-Score.

Diciamo no al Nutri-Score e alle etichette basate su quantitativi di riferimento scollegati dalle abitudini di consumo nella dieta quotidianaAntonio Auricchio, presidente di Afidop

Alla presentazione dell’iniziativa è intervenuto anche il nutrizionista e gastroenterologo Luca Piretta, che ha affermato: “La dieta è un comportamento complessivo che si tiene ogni giorno, tutti i giorni. Non è fatta solo di un cibo o di un colore verde che dà l’idea di poterne mangiare a volontà o di un colore rosso che fa apparire un determinato alimento come proibito. Sono l’educazione e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza”.

“Etichette a semaforo, oppure con lettere apposte come un voto scolastico, basate su quantitativi di riferimento (100 grammi) scollegati dalla dieta e dalla porzione consigliata – fa notare Piretta – sono ingannevoli rispetto alla reale natura del prodotto singolo, e alle quantità effettivamente consumate. Ad esempio, la quantità di formaggio aggiunta a una ricetta può essere molto variabile a seconda del tipo di formaggio o della pietanza e quella di olio extravergine da 10 a 20 grammi. Per altri prodotti, come pizza o patate o frutta e verdura, la porzione è solitamente superiore a 100 grammi.”