Dal letame, i fertilizzanti del futuro

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Il Centro comune di ricerca europeo (CCR) ha presentato gli esiti dell’indagine biennale Safemanure, voluta dalla Direzione generale Ambiente. Lo studio ha definito i criteri che i fertilizzanti “da riciclo” devono rispettare per poter sostituire quelli tradizionali. Inoltre, con questa tecnologia gli allevatori possono ridurre le emissioni di ammoniaca e di CO₂ rispettivamente del 3% e del 40%. Ciò rappresenta un ulteriore passo verso l’agricoltura circolare secondo Danone Belgium e FrieslandCampina, aziende attivamente impegnate in questo campo.

Dai rifiuti alla materia di base

In stretta collaborazione con gli allevatori FrieslandCampina e Danone stanno lavorando alla valorizzazione del letame nei Paesi Bassi e in Belgio, impiegando tecnologie innovative: FrieslandCampina con Jumpstart, Danone con Wings.

Possibili guadagni extra con Jumpstart

Nei Paesi Bassi sono in fase di lancio le unità Jumpstart, che sono in grado di produrre energia verde e un concentrato minerale. Tali dispositivi sarebbero economicamente vantaggiosi in aziende agricole con almeno 175 vacche da latte. L’autorizzazione ad utilizzare il concentrato minerale Jumpstart in sostituzione del fertilizzante tradizionale permette inoltre all’allevatore un guadagno extra, proiettando al contempo l’azienda nel futuro, cioè verso la circolarità. Ciò renderebbe Jumpstart fattibile pertanto anche per allevamenti pi.

Ridurre l’impronta di CO2

Wing è un progetto che vede impegnati Danone, il Centro di coordinamento fiammingo per la lavorazione del letame (VCM = Vlaams Coördinatiecentrum Mestverwerking) e alcuni allevamenti da latte pilota. Lo scopo è testare un impianto che trasforma il letame in fertilizzante.

Risultati dello studio

Lo studio definisce i criteri che i fertilizzanti ottenuti riciclando letame, come i sali di ammonio e i concentrati minerali, devono rispettare per uno spandimento superiore a 170 kg di azoto animale per ettaro all’anno. Lo studio ha dimostrato che, tra l’altro, i sali di ammonio provenienti da “impianti di stripping-scrubbing” e i concentrati minerali derivanti dall’osmosi inversa si presterebbero ad essere riconosciuti in futuro come sostituti dei fertilizzanti. L’indagine dimostra che l’impatto ambientale o i rischi per la salute pubblica sono trascurabili quando si utilizzano fertilizzanti azotati riciclati dal letame, i cosiddetti “Renure”, se i criteri vengono rispettati.

Le fasi successive

Al momento, le tecnologie per la produzione di fertilizzanti da letame non sono ancora applicabili su larga scala per due ragioni. In primo luogo, le tecnologie per il recupero dei nutrienti sono relativamente costose e sono necessarie ulteriori ricerche per renderle più accessibili. In secondo luogo, i prodotti derivanti dal “recupero dei nutrienti” non sono ancora riconosciuti come fertilizzanti ai sensi della direttiva europea sui nitrati.

Il progetto Safemanure dimostra che esistono realmente prodotti in grado di aspirare allo status di “fine ciclo del letame”, il che è di grande importanza verso un’agricoltura circolare. Lo hanno dimostrato anche Danone e FrieslandCampina, che invitano pertanto i responsabili politici ad agire per accelerare ulteriormente lo sviluppo e l’applicazione di tali tecnologie.