Non si butta via niente, soprattutto in tempi di crisi. Dai sottoprodotti dell’industria lattiero casearia e di quella degli amidi, arriva l’idea di un biomateriale da usare negli imballaggi multistrato. E il ciclo produttivo si chiude in modo virtuoso.
Ogni anno nel mondo si producono circa 7 milioni di tonnellate di carta rivestita, cartoncino e cartone. Il comune materiale di rivestimento per le carte è a base petrolchimica, tipicamente il polietilene, e gli imballaggi laminati ne contengono circa il 20% della loro massa. La tendenza dettata dalle politiche ambientali, e di conseguenza dalla legislazione, va nella direzione di ridurre la dipendenza della plastica dalle risorse fossili, ma anche di individuare soluzioni per ottimizzare il recupero e il riciclo dei materiali.
I produttori di packaging devono pertanto trovare materiali alternativi a basso impatto ambientale, basati possibilmente su risorse sostenibili, ma che garantiscano comunque prestazioni simili a quelle delle plastiche convenzionali. Non è facile: serve molta capacità di innovazione. E la ricerca scientifica europea si sta impegnando molto per sostenere questa spinta innovativa.
La soluzione
Una strada possibile è l’uso di un materiale a base biologica, riciclabile, che possa sostituire il polietilene, ma che deve assicurare la necessaria barriera all’umidità. Il progetto di ricerca europeo Bio-Board si propone di individuarlo. Finanziato nell’ambito del VII Programma Quadro e gestito economicamente dall’Agenzia Esecutiva per la Ricerca europea (REA, Research Executive Agency), ha preso il via lo scorso novembre e si concluderà il 31 ottobre 2014.
È guidato dal centro Innovació i Reserca Industrial i Sostenible (IRIS) di Barcellona e vi partecipano 14 partner, tra aziende, centri di ricerca ed enti istituzionali, provenienti da dieci Paesi della Ue. Bio-Board prende spunto da precedenti studi che hanno dimostrato come alcuni rivestimenti a base di sieroproteine possano essere usati negli imballaggi multistrato al posto dei materiali tradizionali. Il vantaggio: i prodotti mantengono comunque le caratteristiche funzionali dei multistrato normali e, a differenza di questi, sono più facili da riciclare dopo la separazione dei singoli strati.
Il rivestimento sviluppato grazie al progetto sarà costituito da formulazioni proteiche innovative provenienti dagli scarti dell’industria agroalimentare tra i più abbondanti in Europa: siero e residui della lavorazione delle patate. Oggi in Europa si scartano ancora dalle 20 alle 25 tonnellate di siero all’anno, sottoprodotto delle lavorazioni casearie. Mentre dall’industria produttrice di amido arrivano circa 65.000 tonnellate di proteine essiccate della frutta e 140.000 tonnellate di polpa di patata essiccata, senza che i Paesi europei riescano a valorizzarle per altri usi.
[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=’Il piano di lavoro’]Il progetto Bio-Board è articolato in 10 fasi o programmi di lavoro (Work Programs, WP):
• Specifiche industriali (WP1)
• Trattamento industriale della materia prima (WP2)
• Composizioni delle frazioni proteiche e formulazione dei biocompositi, applicazioni e caratterizzazione
• Convertibilità dei materiali, compostaggio, riciclabilità e impatto ambientale (WP4)
• Validazione del nuovo materiale a contatto con alimenti e bevande in conformità ai requisiti sul packaging (WP5)
• Sviluppo e validazione del processo industriale (WP6)
• Test di prova (WP7)
• Gestione delle conoscenze e protezione dei diritti di proprietà intellettuale (WP8)
• Uso, diffusione e addestramento (WP9)
• Gestione del consorzio (WP10)