Déjà vu

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Storia di rivalità quella tra italiani e francesi. Un antagonismo che non si ferma a vicende sportive, più o meno recenti, ma che da tempo coinvolge anche il fronte industriale. Campo di “battaglia” non meno acceso, soprattutto quando coinvolge certi settori come l’agroalimentare.

Ė il caso della recente (ennesima) acquisizione di un importante gruppo caseario italiano, focalizzato sui formaggi duri DOP, da parte di una nota azienda francese. Già proprietaria di storici marchi del settore lattiero-caseario italiano e principale acquirente di latte nel nostro Paese. Un déjà vu quindi, come l’accusa di atteggiamenti “predatori” rivolta a Paesi o gruppi stranieri che acquistano aziende italiane. Avere un nemico a volte fa comodo, ma il livello di elaborazione e di lettura di queste operazioni deve essere diverso, come le considerazioni che se ne posso trarre.

Alcune considerazioni sull’acquisizione

La prima, generale, è che l’ostracismo verso queste acquisizioni sulla base della difesa dell’italianità è un’argomentazione poco spendibile a livello di strategie industriali, dove prevalgono altre valutazioni. Il comparto lattiero-caseario europeo è da tempo orientato verso una crescita dimensionale e una concentrazione delle aziende, per raggiungere una maggiore competitività e costi di produzione più bassi. Fondamentale, per un settore tra i più soggetti a tensioni e variazioni dei prezzi, anche della materia prima. Al contrario, l’economia del settore lattiero-caseario italiano (escludendo le aziende già acquisite dal gruppo francese) si basa su piccole-medie imprese di trasformazione, spesso condizionate da limitazioni strutturali o societarie, e più esposte a variabili congiunturali.

La seconda considerazione riguarda il contesto delle politiche industriali in cui operano. Quelle (non) attuate dai vari Governi del nostro Paese rimangono ancora oggi un tema irrisolto. Che, in mancanza di risposte condivise tra governi e imprese, rappresenta un freno al rafforzamento delle aziende lattiero-casearie italiane. E quasi un vantaggio per l’espansione in Italia di gruppi (stranieri) con enormi capacità economiche, manageriali e industriali.

La terza considerazione nasce dalla necessità di valorizzare i prodotti. Soprattutto quelli che già oggi remunerano di più la materia prima e i produttori italiani. Ecco perché l’ingresso di un player mondiale con una rete commerciale internazionale può ulteriormente rafforzare l’immagine e la presenza dei nostri prodotti lattiero-caseari nel mondo.

Tra qualche tempo vedremo i risultati di questa nuova acquisizione. Senza inutili richiami al conflitto economico e all’incompatibilità, quasi culturale, che dovrebbero impedire certi matrimoni industriali, soprattutto quando il coniuge è francese. E capiremo (forse) se, come dichiarato da compratore e venditore, questa acquisizione sarà stata una vera operazione industriale. Capace di garantire continuità imprenditoriale, maggiore resilienza, migliore visibilità dei nostri prodotti e, ovvio, posti di lavoro.