Il 7 agosto 2014, la Russia ha imposto un bando all’importazione di alcuni prodotti agricoli provenienti da Stati Uniti, Unione europea, Canada, Australia e Norvegia, tra cui figurano anche latte e derivati. Lo scorso 25 luglio 2015, la Russia ha annunciato la proroga dell’embargo di un anno (fino ad agosto 2016) e la sua estensione anche ad altri quattro Paesi: Islanda, Liechtenstein, Albania e Montenegro. Secondo i dati aggiornati a luglio 2015 e appena diffusi, nei primi 12 mesi del embargo russo (agosto 2014-luglio 2015), le esportazioni agroalimentari dell’Unione europea verso i Paesi terzi sono aumentate in valore del 5,7% anno su anno. Dopo un andamento molto positivo nel primo semestre 2015, con un picco raggiunto a marzo (quasi 12 miliardi di €), anche il secondo tempo ne ricalca la scia: a luglio 2015 le esportazioni hanno registrato +8% rispetto a luglio 2014. Dall’inizio del bando, secondo i dati, nel complesso l’agroalimentare UE sarebbe quindi riuscito a compensare le perdite delle esportazioni verso la Russia, aumentando le esportazioni verso altre destinazioni e mercati alternativi. I rialzi maggiori di export sono stati raggiunti negli Stati Uniti (+16%), in Cina (+33%), Svizzera (+5%) e in alcuni mercati asiatici, come Hong Kong (19%) Repubblica di Corea (+ 29%). Soddisfazioni sono giunte anche dalle esportazioni verso alcuni Paesi arabi: Arabia Saudita (+10%), Emirati Arabi Uniti (+14%) ed Egitto (+26%). Rispetto all’anno precedente, tuttavia, le esportazioni complessive agroalimentari dell’UE verso la Russia tra agosto 2014 e luglio 2015 sono diminuite da 11 a 6,3 miliardi di euro (-43%). Analizzando le esportazioni dei prodotti comunitari colpiti dall’embargo russo, nel periodo agosto 2014-luglio 2015, il valore delle esportazioni di burro si è ripreso dalle iniziali difficoltà e ha segnato +3% (rispetto ai 12 mesi precedenti) grazie ai risultati conseguiti nel Medio Oriente. Per formaggi e il latte in polvere, tuttavia, l’export langue: -14%, -10% e -24%, rispettivamente.