Fatulì della Val Saviore

3000

Flora

Dal fondovalle fino verso i 1000 metri di quota si estendono i boschi di latifoglie, composti da castagneti, interrotti da prati e da boschi con prevalenza di frassino maggiore, pioppo tremulo e betulla, mentre lungo le sponde dei numerosi corsi d’acqua crescono l’ontano nero, l’ontano bianco e il salice. Oltre i 1000 metri di quota dominano i fitti boschi di conifere, soprattutto di abete rosso accompagnati da un ricco sottobosco di mirtilli e sassifraga. Salendo di quota questi cedono il passo a luminosi boschi di larice e al raro cembro.

Oltre il limite della vegetazione arborea si estende la fascia degli arbusti nani e contorti, con prevalenza di ontano verde, ginepro e pino mugo. Oltre i 2000 metri di quota si estendono le praterie alpine, mentre dai 2600-2700 metri si entra nel vero e proprio regno della flora alpina. Tra i detriti glaciali ed i ghiaioni le varietà più frequenti sono la linaria alpina, la paverina dei ghiaioni e il ranuncolo glaciale o dei ghiacciai. Tra le specie peculiari della Valsaviore vi sono: la stella alpina, il crocus, la primula di Lombardia, la primula maggiore, il ciclamino e il rododendro ferrugineo e irsuto.

Fauna

Per il fatto che il territorio del Parco dell’Adamello è stato fortemente condizionato dalla presenza dell’uomo, l’ente si è occupato nel corso del tempo anche della valorizzazione della biodiversità agricola e per lo sviluppo e miglioramento delle attività agricole tradizionali. Il progetto di valorizzazione del Fatulì afferisce, infatti, a questa tipologia di intervento: la “capra bionda dell’Adamello”, razza autoctona e a rischio di estinzione, rappresenta un esempio diretto di razza animale strettamente legata al territorio d’origine e alle pratiche antropiche.

Per questo, valorizzare il formaggio significa offrire uno strumento concreto per la salvaguardia della razza e per il mantenimento delle pratiche agricole tradizionali sul territorio d’origine. Il fatto poi che vi siano anche aziende che risiedono fuori dalla Valle Saviore che producono Fatulì, ma che si impegnano a farlo esclusivamente con il latte della razza Bionda dell’Adamello e secondo la ricetta tradizionale, rappresenta oggi comunque un vantaggio per le possibilità future di conservazione della razza, altrimenti a rischio di scomparsa.

Si sta comunque lavorando per impostare un percorso di identificazione e valorizzazione del prodotto realizzato in malga, con animali alimentati al pascolo, che sia ancora più simile al prodotto tradizionale anche se al momento i volumi complessivi di formaggio disponibile sono molto ridotti e le differenziazioni riescono difficili.

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La capra bionda dell’Adamello è una razza originaria della zona di produzione del Fatulì, rappresentata dal massiccio dell’Adamello, in particolare della Valle di Saviore, e dalla Valle Camonica. Di taglia medio-grande, agile e scattante, la capra bionda dell’Adamello ha corpo robusto. Il mantello è di tonalità variabile dal marrone chiaro al biondo e il pelo, che sul ventre è bianco, si estende dal torace alla coda, fino alla parte interna delle cosce.

Sulla testa l’animale presenta due caratteristiche striature bianche che vanno dall’attacco delle orecchie al muso. Questa razza, che in passato era presente in modo molto più consistente, ha subìto negli anni un rimescolamento genetico spesso legato alla scarsa attenzione che per anni ha caratterizzato l’allevamento caprino in alta montagna, perdendo quindi in parte le proprie caratteristiche e peculiarità.

Negli ultimi anni però con il riconoscimento del rischio di estinzione, sono stati avviati vari progetti di recupero e di salvaguardia che hanno determinato un’inversione di tendenza significativa. Grazie a questi interventi infatti, la popolazione caprina di “bionda dell’Adamello” è cresciuta, in particolar modo in Valle Camonica dove risultano iscritti al Registro Anagrafico Nazionale più della metà degli oltre 3100 capi registrati sul territorio italiano.

L’allevamento è praticato in greggi medio-piccoli, preferibilmente con sistema di allevamento semi-estensivo con pascolo brado o semibrado, con strutture per il ricovero e la mungitura degli animali opportunamente dimensionate e idonee a garantire il benessere degli animali e la salubrità del latte prodotto. Le capre sono alimentate, quando è possibile, al pascolo con eventuali integrazioni di foraggio fresco e cereali secondo necessità.

È escluso l’utilizzo di insilati, di farine di origine animale, di alimenti fabbricati anche in parte con organismi geneticamente modificati, di qualsiasi tipo di additivo e scarti di lavorazione industriale.

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Alcuni numeri sull’allevamento della capra bionda dell’Adamello:

  • In Italia:

3148 capi iscritti al registro anagrafico
117 allevamenti

  • In Valle Camonica

2826 capi iscritti al registro anagrafico
87 allevamenti

*Banca Dati Asso.Na.Pa. – Consistenze Provinciali della Razza “Bionda Adamello” – anno 2013

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