Festa “al” latte

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Il primo giugno si è celebrata la Giornata Mondiale del Latte. Dal 2001, l’iniziativa della FAO vuole ricordare e rimarcare l’importanza del latte nell’alimentazione globale. Al di là di questo ventennale intento, il tema della Giornata 2022 è soprattutto evidenziare gli sforzi e i risultati che la filiera latte ha raggiunto in termini di sostenibilità. Un argomento caro a molti, soprattutto ai consumatori, e che in questo ultimo decennio ha fatto da volano a numerose iniziative mirate a implementare nella filiera soluzioni per migliorarne l’impatto ambientale e (ri)stimolare il consumo di latte.

Il tema sostenibilità proposto dalla Giornata del Latte è quindi ormai importante quanto quello della nutrizione. E sta portando a scelte anche (politiche) radicali come il piano proposto dal Governo olandese per contrarre l’impatto ambientale delle filiere animali, soprattutto in termini di emissioni di azoto, che potrebbe ridurre di circa un terzo il numero di capi di bestiame (vacche comprese). Soluzione basata sul modello di sostenibilità che passa per il “meno” (vacche, acqua, emissioni). E che non sembra politicamente isolata, visto che l’Irlanda del Nord rischia la perdita di circa mezzo milione di bovini (da latte e da carne) per poter raggiungere gli obiettivi climatici richiesti dal Governo al settore agricolo.

Le stesse esigenze di minor impatto ambientale, da circa un decennio hanno però stimolato anche la nascita di iniziative finalizzate a rendere del tutto sostenibile la filiera latte… eliminandola. E non mi riferisco al proselitismo vegan-animalista, “paladino” a difesa dagli orrori della zootecnia intensiva e dai suoi nefasti effetti sull’ambiente. Ma alle ormai numerose aziende e start-up che producono proteine del latte con la fermentazione microbica di “precisione”, o addirittura latte utilizzando colture di cellule delle ghiandole mammarie bovine (e umane). Il loro successo, per adesso, è soprattutto in termini di capitali raccolti, enormi. E quindi di potenzialità di ricerca e sviluppo che ha significativamente aumentato la qualità delle proteine ottenute per fermentazione. E, soprattutto, ridotto i loro costi di produzione, tanto che entro 10-15 anni saranno probabilmente dieci volte più bassi rispetto alle stesse proteine contenute nel latte.

Colture cellulari, basso impatto ambientale e la stessa prefigurazione: l’imminente inutilità delle vacche. La filiera latte sarà quindi presto obsoleta o inutile? E così la Giornata del Latte? Non credo, o almeno lo spero. Di certo festeggeremo il latte anche il 1° giugno dei prossimi anni, ricordandoci che nei rimanenti giorni altri sta(ra)nno cercando di “fargli la festa”.