È uno scenario in chiaroscuro quello del mercato dei formaggi: se nel bel Paese i consumi sono da diversi anni in calo, appaiono invece tutte con il segno più le prospettive di vendite a breve e medio termine in Paesi quali Cina, Giappone, Usa e America latina. Tra il 2015 e il 2020 le vendite di formaggi a pasta dura nella sola Cina sono destinate a crescere con un ritmo del +139%.
È questo uno dei principali dati contenuti nel report “I formaggi, mercati e tendenze” elaborato dal Centro studi e Ufficio Internazionalizzazione di Confcooperative sulla base di dati Euromonitor.
«La crisi nelle stalle e la perdita di competitività delle aziende italiane sono sotto gli occhi di tutti – spiega Giorgio Mercuri, presidente delle cooperative agricole di Confcooperative. – Le vendite dei formaggi in Italia tra il 2010 e il 2015 sono passate dalle 612.000 tonnellate del 2010 alle 576.000 del 2015, con una contrazione del 5,9% in volume e ancora più sostenuta in valore (-6,9%) passata da 6,7 a 6,2 miliardi di euro. L’unico dato in controvalore è l’incremento delle vendite dei formaggi freschi a pasta molle che ha fatto registrare un +6% in volume sempre nello stesso periodo preso a riferimento. Se allarghiamo però lo sguardo allo scenario internazionale – prosegue Mercuri – emergono segnali incoraggianti, dal momento che sulla base dei dati da noi elaborati le vendite dei formaggi dovrebbero registrare su scala mondiale nel periodo 2015-2020 un tasso annuo di crescita del 2,3% in valore nel periodo 2015-2020, con punte del +18% in Cina, +13% in India e del +11% in Indonesia. Positive anche le prospettive in Nord America (+2,2%) e in America Latina (+3,4%), oltre che in alcuni Paesi del Medio Oriente e della Penisola arabica. Più contenuto il tasso di crescita previsto nel mercato europeo, che nei Paesi dell’Europa occidentale non dovrebbe superare il +0,6% ed attestarsi invece su un +2,5% nell’Europa dell’est».
Le vendite di formaggi italiani si sono attestate nel 2015 su 360.000 tonnellate e 2,2 miliardi di euro di controvalore, con una crescita del 10% rispetto allo scorso anno. Prosegue Mercuri «Le potenzialità per le grandi eccellenze casearie del nostro made in Italy sono davvero tante, se si pensa che un Paese come la Germania vanta oggi performance migliori delle nostre, dal momento che incassa dalle vendite dei propri formaggi oltre confine 5,1 miliardi di dollari (dati 2015), ritagliandosi una fetta di mercato mondiale pari al 15,7% (l’Italia solo l’8,7%)».
Il rapporto evidenzia come negli Stati Uniti sul medio periodo sono attese buone performance dei formaggi a pasta dura, che dovrebbe attestarsi su +10% dei volumi e +15% di vendite nel prossimo quinquennio. Una crescita che assume ancora più rilievo se si considera che le vendite dei formaggi a pasta dura rappresentano il 41% in valore delle vendite nel 2015, pari a circa 9 milioni di dollari.
Molto favorevoli sono anche le attese sull’andamento del mercato dei formaggi in Cina, dove sia i volumi di vendita che il valore totale delle vendite dovrebbero più che raddoppiare nel prossimo quinquennio. Le prospettive di crescita sono riposte sia nei trasformati, con un +135% in valore per le vendite previste tra il 2015 e il 2020, sia nei formaggi a pasta dura (nella quasi totalità confezionati), che si attestano su una previsione del +139%, sia per quelli a pasta molle (137%).
Infine, anche il Giappone si conferma un mercato in continua crescita per i formaggi. L’aumento dei volumi di vendita e del valore totale delle vendite registrato negli ultimi cinque anni (rispettivamente +12,7% nel 2015 rispetto al 2010 per volumi e +15,3% per valore) dovrebbe proseguire anche nel prossimo quinquennio. In particolare, per i volumi di vendita è previsto un balzo in avanti superiore al 7% nei trasformati, un rialzo del +13% nei formaggi a pasta dura confezionati (che rappresentano il 90% circa di quelli a pasta dura) e una crescita superiore al 12% tra quelli a pasta molle.