I rischi connessi al consumo di latte crudo secondo l’EFSA

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shutterstock_84282775L’interesse dei consumatori comunitari per il latte crudo è aumentato e, nel contesto del pacchetto igiene, gli Stati membri possono vietare o limitare l’immissione sul mercato di latte crudo destinato al consumo umano. In merito ai rischi alla salute pubblica legati al consumo di latte crudo il 13 gennaio è stato pubblicato il parere del gruppo di esperti scientifici BIOAZ (Pericoli biologici) dell’EFSA, adottato lo scorso 4 dicembre. Eccone una sintesi. Nella microflora del latte crudo (RDM) possono essere presenti agenti patogeni trasmissibili all’uomo. Con un piano decisionale ad albero, il gruppo ha identificato i principali rischi microbiologici del latte crudo di vacche, pecore e capre, cavalle, asine e cammelle. Il piano decisionale ha preso in considerazione episodi e rischi di infezione imputabili al consumo di latte crudo nell’Unione europea (UE), l’impatto del rischio sulla salute umana ed eventuali prove che l’RDM sia un fattore di rischio importante per l’Unione europea. I rischi principali erano rappresentati da Campylobacter spp., Salmonella spp., Escherichia coli produttori di shigatossina (STEC), Brucella melitensis, Mycobacterium bovis e il virus dell’encefalite trasmesso da zecche. Il gruppo di esperti non ha potuto effettuare una valutazione quantitativa del rischio microbiologico a causa di lacune nei dati nazionali e comunitari. Tuttavia, in base ai dati forniti dagli Stati membri riguardo ai focolai infettivi di origine alimentare, 27 focolai verificatisi tra il 2007 e il 2013 sono da ricondurre al consumo di latte crudo. Diversi Paesi dell’UE hanno riferito resistenza antimicrobica per alcuni dei principali rischi batterici isolati da latte crudo o attrezzature a esso correlate. La vendita di latte crudo nei distributori automatici è consentita in alcuni Stati membri, fra cui l’Italia, e di norma è accompagnata dalla raccomandazione di bollire il latte prima del consumo. Nel merito delle vendite di RDM tramite internet, vi è la necessità di dati microbiologici, termici e del tempo di conservazione per valutare l’impatto di questa modalità di distribuzione. La contaminazione intrinseca dell’RDM con agenti patogeni può derivare da animali che presentano infezioni sistemiche e localizzate, come la mastite. La contaminazione estrinseca, invece, potrebbe essere di origine fecale o provenire dall’ambiente dell’allevamento in senso più ampio. Il panel ha concluso che non è stato possibile indicare azioni di controllo, dal momento che non è stata identificata alcuna buona pratica di base in grado di ridurre in modo significativo il rischio, anche se è stato messo in evidenza un potenziale aumento del rischio. Il panel, comunque, raccomanda una migliore comunicazione del rischio ai consumatori.

Bibliografia
EFSA Journal 2015;13(1):3940 [95 pp.]. doi:doi:10.2903/j.efsa.2015.3940