Il formaggio B2C

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Fotolia_7873297_ML’acronimo B2C, corrispondente all’espressione “business to consumer”, viene utilizzato per definire il rapporto di vendita tra una realtà commerciale e un consumatore nell’ambito del commercio elettronico (ecommerce). Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio eCommerce B2C, promosso dal Politecnico di Milano, la crescita dell’ecommerce in Italia è inarrestabile: dal 2009 a oggi il controvalore degli acquisti è quasi triplicato passando da 7 a 18 miliardi di euro. Con un significativo contributo dato dal settore agroalimentare che vale circa il 3% delle vendite ecommerce B2C in Italia e rappresenta uno dei settori delle vendite on line più interessanti in termini di crescita. In pratica, oggi un italiano su quattro acquista prodotti alimentari on line.

Le opportunità offerte dell’ecommerce per il settore agroalimentare hanno suscitato anche l’interesse del MiPaaf che di recente ha finanziato progetti destinati a piccole e medie imprese agroalimentari, aziende agricole, consorzi e cooperative per la realizzazione e l’ampliamento di infrastrutture informatiche per l’ecommerce B2C. Un’opportunità anche per chi produce formaggi per rafforzare e diversificare la vendita ai propri clienti, ma anche un’occasione per intercettare altri consumatori di prodotti caseari che normalmente si avvalgono di colossi dell’ecommerce come Amazon, eBay, Alibaba ecc.

Eppure proprio il web appare oggi come un canale preferenziale per commercializzare il falso made in Italy, caseario compreso. Dati dello stesso MiPaaf indicano infatti che le vendite on line di falsi formaggi DOP italiani (Parmigiano Reggiano e Gorgonzola, in particolare) hanno raggiunto valori e volumi preoccupanti. Tutto ciò nonostante l’istituzione di protocolli di collaborazione tra il ministero e Alibaba e eBay per rimuovere da queste piattaforme annunci di falsi prodotti italiani DOP e IGP.

Se non è semplice controllare l’autenticità dei formaggi venduti sul web, ancor più complicato è verificarne la qualità e la sicurezza, soprattutto quando vengono commercializzati formaggi a latte crudo. I dati relativi a un centinaio di questi formaggi B2C sono poco incoraggianti. Tempi e temperature di consegna non idonei, etichettatura non conforme e, principalmente, contaminazioni da batteri patogeni rischiano di compromettere le potenzialità e l’affidabilità delle vendite on line di questi e di altri formaggi.

Insomma, l’ecommerce con qualche opportunità per chi vende e, forse, molte più insidie per chi compra (e consuma) formaggi, soprattutto in un’epoca di nativi digitali e ignoranti (etimologicamente parlando) alimentari. Di certo non esiste motore di ricerca in grado di abbinare con certezza la parola formaggio a genuino, sicuro o di qualità. Visti gli scarsi risultati degli accordi con i placemarket del web e la scarsa efficacia dei controlli, saranno probabilmente gli ignoranti digitali (molti in questo Paese) a salvarci dai formaggi falsi e insicuri del web.

1 commento

  1. Una vergona, bisogna mettere tutte le armi per diffendere IL comparto,questo ‘e un rischio di perdere la fiducia del consumatore.

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