Il Parlamento UE lavora al regolamento sugli imballaggi e loro rifiuti

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La Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento UE ha presentato oggi il progetto di relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Il nuovo regolamento andrà a modificare il regolamento (UE) 2019/1020 e la direttiva (UE) 2019/904 e abrogherà la direttiva 94/62/CE.

Il contesto

Il settore degli imballaggi è una parte importante dell’economia europea che nel 2018 ha generato un fatturato di 355 miliardi di euro nell’UE. Nel contesto delle nuove pratiche di consumo, tuttavia, il settore è anche una fonte sempre maggiore di rifiuti: l’UE è passata dal produrne 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 78,5 milioni di tonnellate nel 2019.

È evidente che, se nel 2020 ciascun europeo ha prodotto 177 chili di rifiuti di imballaggio, nel 2030 si toccheranno i 209 kg se non si interviene. Cioè si avrà un aumento complessivo dei rifiuti di imballaggio del 19% a livello europeo.

La carta e il cartone sono i rifiuti di imballaggio più comuni (41%), seguiti dalla plastica (19,5%), dal vetro (19%), dal legno (15%), dal metallo (5%) e dall’alluminio. La plastica (+27%) e la carta e il cartone (+25%) sono i due flussi di rifiuti che hanno registrato la crescita maggiore dal 2009.

Gli imballaggi sono uno dei principali utilizzatori di materiali vergini (il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzati nell’UE sono destinati agli imballaggi) e rappresentano il 36% dei rifiuti solidi urbani.

Difformità tra gli Stati membri

A queste preoccupazioni ambientali si aggiunge anche la varietà degli approcci normativi a livello nazionale, il che crea ostacoli che impediscono il funzionamento ottimale del mercato interno.

Inoltre, si registrano prestazioni diseguali tra gli Stati membri: sebbene in tutta l’UE il 64% degli imballi sia riciclato (dati Eurostat 2020), vi sono grandi differenze a livello nazionale, con un tasso di riciclo che va dal 40% in Romania e Malta all’80% in Belgio, a fronte di un obiettivo europeo di riciclaggio pari al 70% entro il 2030.

Tutti questi motivi giustificano la presentazione della proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, pubblicata il 30 novembre 2022.

La proposta rientra nell’ambito del Green Deal europeo, che mira a conseguire la neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050.

La proposta della Commissione per un’economia circolare degli imballaggi

Con la sua proposta la Commissione intende:

-ridurre gli imballaggi superflui vietando alcuni imballaggi nel settore alberghiero, della ristorazione e del catering, tra gli altri. La Commissione intende inoltre imporre inoltre agli Stati membri di ridurre i rifiuti del 5% nel 2030, del 10% nel 2035 e del 15% nel 2040, attraverso la riduzione al minimo del peso e del volume degli imballaggi, preservandone al tempo stesso la sicurezza e la funzionalità;

-riutilizzare, grazie all’introduzione per la prima volta in un testo comunitario di obiettivi di riutilizzo e ricarica;

-riciclare, meglio e di più, con una pluralità di obiettivi come quello relativo al contenuto riciclato per tutti gli imballaggi di plastica e quello inerente agli imballaggi riciclabili al 100% entro il 2030. La Commissione intende altresì:

-migliorare i tassi di raccolta degli imballaggi attraverso la previsione di sistemi di deposito cauzionale e restituzione obbligatori per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio;

-estendere la responsabilità estesa del produttore a tutti gli imballaggi, con una modulazione dei contributi finanziari legati a tale responsabilità.

Il progetto di relazione

Pur approvando e volendo rafforzare l’ambizione della Commissione di legare l’economia europea alla circolarità, la relatrice della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento UE ritiene tuttavia che permangano preoccupazioni circa l’efficacia della proposta. Ne riportiamo alcune.

L’inquinamento da plastica

La plastica continua a essere prodotta in quantità ingenti. Si prevede che, in assenza di misure pertinenti, il volume dei rifiuti di plastica aumenterà del 46% entro il 2030 e del 61% entro il 2040. La relatrice lamenta la poca ambizione della proposta della Commissione nel ridurre la produzione della plastica. Soprattutto considerando che l’UE è attualmente coinvolta nell’elaborazione di un trattato internazionale contro l’inquinamento da plastica, che dovrebbe essere pubblicato nel 2024.

La relatrice propone pertanto di fissare obiettivi relativi al contenuto riciclato degli imballaggi di plastica a partire dal 2030 (sulla falsariga di quanto è stato fatto in merito alla plastica monousodelle bottiglie in PET) e obiettivi specifici di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi di plastica: del 10% entro il 2030, del 15% entro il 2035 e del 20% entro il 2040.

La raccolta differenziata obbligatoria per gli imballaggi

La relatrice propone di fissare un obiettivo di raccolta differenziata del 90% entro il 2029 per tutti i tipi di imballaggi interessati dalla proposta legislativa, e non più solo per le bottiglie di plastica per bevande come previsto dalla direttiva sulla plastica monouso. Ciò al fine di aumentare il tasso di riciclo e il contenuto riciclato, come richiesto dai settori interessati.

Le PFAS

La revisione del regolamento REACH imporrà nuove restrizioni alle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), ampiamente utilizzate per rendere gli imballaggi ignifughi o impermeabili, in particolare gli imballaggi per alimenti. La relatrice desidera cogliere questa opportunità per vietare subito le PFAS negli imballaggi alimentari di carta e cartone, sull’esempio di quanto fatto già dalla Danimarca nel 2020, mentre il Belgio si prepara ad adottare lo stesso divieto.

Le filiere del riutilizzo

La relatrice desidera che si faccia un maggiore affidamento alle migliori pratiche nazionali (sei Stati membri hanno già fissato obiettivi di riutilizzo per gli imballaggi), per ripensare a fondo il sistema proposto dalla Commissione, attraverso quattro proposte forti:

-separare i concetti di riutilizzo e ricarica.

-rimuovere dalla legislazione vigente gli obiettivi di riutilizzo per gli imballaggi per alimenti e bevande “da asporto”. La relatrice propone di spostare l’obbligo gravante sugli operatori del settore alberghiero, della ristorazione e del catering verso un sistema di ricarica (B2C-Business to Consumer).

-attribuire la responsabilità degli obiettivi di riutilizzo per il settore delle bevande al solo distributore finale. La relatrice suggerisce di prendere spunto dalle prassi nazionali (la recente legislazione adottata in Spagna e Austria) che prevedono obiettivi di riutilizzo obbligatori solo per il distributore finale e obiettivi indicativi per il produttore.

-chiedere alla Commissione di valutare la possibilità di aggiungere all’obiettivo per il 2028 nuovi settori con un potenziale significativo nel sistema di riutilizzo: i settori degli alimenti e delle bevande da asporto, dei detergenti, dell’igiene, dell’imballaggio di pasti pronti e degli alimenti per animali domestici.

Le microimprese

La Commissione prevede una deroga alle misure relative al riutilizzo per le microimprese (imprese che hanno meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro). Tale possibilità viene lasciata tuttavia alla discrezionalità degli Stati membri in merito al divieto di alcune tipologie di imballaggi, come gli imballaggi monouso nel settore della ristorazione. Per evitare disparità di trattamento, la relatrice desidera portare tale deroga a livello europeo.

L’inclusione degli operatori del commercio elettronico

Sul modello delle legislazioni tedesca e francese, la relatrice desidera che i fornitori di servizi online siano vincolati dagli stessi obblighi di responsabilità estesa dei produttori definiti dal regolamento.