Il (ri)ciclo dell’acqua

412

Lo scorso 22 marzo si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Acqua, il World Water Day istituito dall’ONU nel 1992 per sensibilizzare governi, istituzioni e opinione pubblica sull’importanza di ridurre i consumi e, soprattutto, lo spreco di acqua. Con l’obiettivo di dimezzare la percentuale di acque reflue non trattate e di aumentare il riciclo e il riutilizzo sicuro dell’acqua. Una risorsa che in termini di acqua dolce rappresenta solo il 3% del totale. Ancora meno quella facilmente utilizzabile, in gran parte destinata all’attività agricola e industriale.

La filiera lattiero-casearia è tra i principali utilizzatori di acqua. Con un primo picco di consumi legato alla produzione degli alimenti per le vacche. Infatti, anche se non figura tra gli alimenti con maggior impronta idrica, sono pur sempre necessari 1000 litri di acqua per ottenerne uno di latte.

Non meno importanti sono i consumi delle aziende di trasformazione che, come quelle del settore primario, hanno già intrapreso percorsi di efficientamento idrico. Un obiettivo primario da raggiungere visto che proprio i processi di lavorazione del latte rappresentano il secondo picco di consumi idrici dell’intera filiera.

L’individuazione di strategie atte a ridurre e razionalizzare gli utilizzi di acqua a questo livello non è tuttavia semplice considerando l’eterogeneità di strutture e di filiere di trasformazione che richiedono diversi consumi idrici e generano differenti tipologie di acque reflue. Fattori che a loro volta implicano l’adozione di diversificate soluzioni tecnologiche per il riutilizzo dell’acqua consumata. Al riguardo, l’ottimizzazione dei processi produttivi e di monitoraggio dei consumi, l’adozione di particolari torri evaporative e nuovi cicli di lavaggio CIP, e l’introduzione di impianti a osmosi inversa ad alta efficienza per la concentrazione del siero e il trattamento dei reflui hanno permesso in questi anni di re-immettere nel circolo produttivo molta acqua per utilizzi alimentari e tecnici.

Con risparmi anche del 40% sui consumi. Arrivando in alcuni casi persino ad azzerarli. Come in un impianto lattiero-caseario messicano di una nota multinazionale svizzera che impiega unicamente acqua riciclata, ricavata principalmente dal vapore acqueo generato durante la lavorazione del latte. Una soluzione, tra altre, che ha permesso alla stessa multinazionale di tagliare i consumi idrici di oltre un terzo negli ultimi 15 anni.

Senza dimenticare, infine, il contributo che la riduzione dello spreco alimentare può dare a quello idrico. Considerando il generale elevato contenuto di acqua dei prodotti lattieri e se è vero che in Italia ogni anno l’impronta idrica dello spreco vale dieci volte la produzione di acqua in bottiglia.

Il consumo sostenibile delle risorse idriche è quindi diventato un prerequisito per un futuro sostenibile delle filiere alimentari. In alcuni contesti persino per la sopravvivenza della filiera lattiero-casearia. La crisi climatica ha accelerato questa necessaria transizione imponendo a tutti rapidi adattamenti e cambiamenti per non correre il rischio che alla prossima Giornata mondiale manchi la… festeggiata.