È uno scenario apocalittico quello ipotizzato dall’associazione di categoria FoodDrinkEurope sul livello occupazionale dell’industria alimentare comunitaria in caso di una Brexit senza accordo. Secondo un rapporto interno, il divorzio non consensuale tra UK e UE provocherebbe in prima battuta una riduzione sostanziale degli scambi tra le due parti e della produzione di derrate alimentari. Secondariamente, a causa del conseguente impatto sulle entrate delle aziende, si potrebbero perdere anche migliaia di posti di lavoro in tutti gli Stati membri. Tale scenario si basa considerando gli attuali livelli commerciali in base ai quali l’export alimentare dell’UE che arriva sulle tavole britanniche è pari a 32 miliardi di euro (il 70% delle importazioni totali inglesi) e nell’ipotesi di applicare agli scambi commerciali i dazi MFN che sono notoriamente elevati per i prodotti agroalimentari.
Lo sconquasso della filiera alimentare potrebbe potenzialmente portare a:
1. Un forte calo dei volumi delle esportazioni dall’UE27 al Regno Unito. Alcuni settori potrebbero esserne drammaticamente colpiti: secondo calcoli di FoodDrinkEurope le esportazioni di formaggi e carni irlandesi cadrebbero dell’89% analogamente a quelle dei formaggi francesi;
2. Una significativa diminuzione delle entrate;
3. Perdita di posti di lavoro a seguito di quanto elencato sopra – nel peggiore dei casi, il settore dei formaggi e delle carni irlandesi potrebbe perdere 3.600 occupati diretti e il settore del formaggio francese circa 400. Se si considera anche l’occupazione indiretta le cifre sono destinate a cambiare significativamente;
4. Un impatto molto negativo sulle PMI, che rappresentano il 99% del comparto. Per molte di queste aziende, il commercio con il Regno Unito dopo la Brexit rappresenterà la loro prima esportazione verso un “Paese terzo”. Ciò comporta molte sfide, in particolare per le PMI, per mancanza di risorse umane o finanziarie necessarie per prepararsi adeguatamente;
5. Svantaggi per i consumatori europei in quanto i prezzi dovrebbero aumentare e potrebbe essere difficoltoso reperire alcuni prodotti [1].
Alla luce di tutto questo, FoodDrinkEurope ribadisce che l’accordo di recesso, così come negoziato, rappresenta la strada migliore per il comparto e nel caso in cui non venga accettato, FoodDrinkEurope chiede alla Commissione europea l’adozione di misure di emergenza unilaterali.
[1] Stime al netto di fluttuazioni monetarie