Ismea: un 2018 su cui il lattiero-caseario deve meditare

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Secondo il rapporto AgrOsserva relativo al IV trimestre 2018 e redatto da Ismea, per il settore lattiero-caseario il 2018 è terminato negativamente sul fronte sia dei prezzi sia della domanda interna. L’indice dei prezzi segna nel complesso dell’anno una flessione rispetto al 2017 (-1,4% nel quarto trimestre su base annua dopo il -3,5% del trimestre precedente) generata dalle difficoltà riscontrate prevalentemente per i prezzi del latte alla stalla. Ad appesantire il quadro, un notevole aumento dei costi di produzione (+7% l’incremento dell’indice dei costi nel 2018 sul 2017, +3,9% l’incremento solo nel quarto trimestre) da ascriversi soprattutto all’aumento dei prezzi dei mangimi.

Frena la domanda interna

La domanda interna ha accusato nel complesso l’ennesima battuta d’arresto (-0,9% la riduzione della spesa nel 2018) su cui hanno pesato soprattutto i minori consumi di latte fresco e di formaggi venduti al banco. In contro tendenza, i formaggi confezionati per i quali si è registrato un incremento della spesa del 3,3%. In entrambe le fasi di scambio gli unici prezzi con rialzi sono quelli del Parmigiano Reggiano. Alla buona performance di quest’ultimo, si affianca negli ultimi due mesi dell’anno la ripresa del Grana Padano. I prezzi tornano a crescere grazie al traino della domanda mondiale.

L’effetto traino dell’export

Nonostante il rallentamento, le esportazioni di formaggi e latticini italiani hanno registrato un nuovo record nel 2018, con 2,8 miliardi di euro di vendite sui mercati esteri. In particolare, dopo la crescita a due cifre dello scorso anno, le esportazioni sono aumentate del 3,7% in valore e dello 0,7% in quantità, con rialzi apprezzabili per i freschi, mozzarella in primis, (+5,4% in valore e +0,5% in quantità), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+5,3% in valore e +5,6% in quantità), formaggi grattugiati (+7,2% in valore e +5,3% in quantità) e Gorgonzola (+4,3% in valore e +2,4% in quantità). Positivi nel 2018 i risultati conseguiti in Francia, Germania e Regno Unito (rispettivamente +2,2%, +0,6% e +3,0%). Ma a frenare la crescita dell’esportazioni è stata soprattutto la contrazione delle vendite negli Stati Uniti (-5% in valore rispetto all’anno precedente) che, pur rimanendo la terza destinazione per i formaggi made in Italy, scende per la prima volta sotto il 10% in termini di quota di mercato in valore. Incrementi interessanti per le vendite realizzate in Giappone (+5,2% in valore), Canada (+27%), Svezia (+10%), Polonia (+10%) e, tra i mercati che emergono nonostante le quote ancora esigue, Cina e Emirati Arabi Uniti (entrambi +12%), Hong Kong (+8%) e Arabia Saudita (+9%).

I mesi sono calcolati come quattro settimane terminati rispettivamente il: 4 novembre 2018, 2 dicembre 2018, 30 dicembre 2018. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Nielsen CPS (Consumer Panel Services) ad eccezione dei prodotti contrassegnati da * che derivano da elaborazioni su dati Nielsen Market track

Fonte: Ismea