Essere soci di una cooperativa ha un vantaggio economico: il prezzo di remunerazione del latte si mantiene stabilmente superiore a quello di mercato, spuntando un +16% rispetto al prezzo del latte in Lombardia, e +30% in alcune aree di montagna. È questo uno dei principali numeri emersi da uno studio Nomisma sul valore economico del sistema cooperativo. L’indagine è stata presentata nel corso del Primo summit della cooperazione lattiero-casearia organizzato da Alleanza Cooperative Agroalimentari dal titolo “Latte italiano: la forza della cooperazione”.
Il valore dell’essere cooperativi
Il patto mutualistico tra i soci e la cooperativa, che si fonda su garanzia del conferimento e remunerazione del latte a prezzi più alti di quelli del mercato, fornisce una prospettiva di lungo periodo alle imprese cooperative: resilienza del sistema e longevità del rapporto tra soci e cooperativa sono gli altri due elementi di distintività del modello cooperativo. La vita media delle cooperative è di circa 60 anni, più del doppio di quella delle società di capitali (27).
Lo scenario
L’analisi di Nomisma ha fotografato anche il ruolo cruciale che la cooperazione riveste per la tenuta e lo sviluppo dell’intero comparto lattiero-nazionale: con 17mila stalle, 540 imprese di trasformazione e più di 13mila lavoratori, la cooperazione rappresenta oltre il 65% del latte raccolto in Italia e il 70% della produzione dei principali formaggi DOP.
Inoltre nella classifica delle prime 20 imprese del settore lattiero-caseario, 7 sono cooperative o appartengono a gruppi cooperativi. Il 63% del giro d’affari cooperativo lattiero-caseario è sviluppato dalle 25 imprese più dimensionate. Nel periodo 2013-2022 le cooperative lattiero casearie hanno consolidato un incremento del fatturato del +52%. La crescita è stata affiancata da un robusto consolidamento delle dimensioni, in virtù sia di processi di crescita che di fusioni fra cooperative.
Crescita e mercato vanno di pari passo
Le coop hanno accentuato poi il loro orientamento al mercato, e in particolare a quello più dinamico estero: l’export delle prime 28 cooperative italiane vale da solo 1,2 miliardi di euro, pari al 23% del totale nazionale).
Le cooperative, inoltre, rafforzano anche il tessuto socio-produttivo dei territori coinvolti. È costante la loro attenzione alle esigenze e alla tutela dei soci di piccole dimensioni o localizzate in aree svantaggiate. Un approccio inclusivo e attento che contribuisce a promuovere una filiera lattiero-casearia più equa e sostenibile anche dal punto di vista sociale.
Ocm per investire nel futuro
Se il futuro della cooperazione lattiero-casearia dipende dalla prosecuzione del processo di consolidamento e crescita, un’altra sfida cruciale è quella della transizione ecologica e digitale, che vede già molte cooperative in prima linea. Per sostanziare tale processo, le tre centrali cooperative riunite in Alleanza delle Cooperative Italiane (Fedagripesca Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci- Agrital), hanno avanzato una proposta di sviluppo organico del settore attraverso l’attivazione di una OCM (Organizzazione comune di mercato) per il settore latte. Due studi realizzati dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Fondazione CRPA hanno supportato le argomentazioni a sostegno della richiesta.
“La proposta del sistema cooperativo lattiero-caseario – ha spiegato a nome di Alleanza cooperative il Presidente del Settore lattiero-caseario di Confcooperative Fedagri Giovanni Guarneri – non è quella di ottenere ulteriori risorse, bensì di razionalizzare l’allocazione delle risorse PAC in modo da attivare degli strumenti che consentano un approccio più mirato a migliorare la competitività del settore lattiero-caseario e a consentire al settore un adattamento al mutato contesto ambientale, economico e dei consumi”.
Come è emerso nella relazione della CRPA, a differenza di altre tipologie di sostegni finanziari previsti dalla Pac come quelli calcolati sul numero di capi, gli interventi settoriali concedono contributi sulla base di progetti specifici presentati dalle OP/AOP per affrontare specifici temi. “Con l’istituzione di una OCM anche per il settore latte – ha dichiarato il presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti – le imprese avranno la possibilità di fare investimenti strutturali necessari per consentire al settore di introdurre innovazioni che garantiscano anche una crescita del livello di sostenibilità della filiera lattiero-casearia”. Secondo il presidente di Agci-Agrital Giampaolo Buonfiglio, “attraverso l’OCM latte è possibile garantire quel livello di aggregazione indispensabile al settore anche nell’ottica di un riequilibrio del potere contrattuale lungo la filiera, nonché per la tutela della zootecnia nelle aree difficili, in particolare nelle aree interne e di montagna”.
Il modello
“Il modello cui ci ispiriamo – ha dichiarato Davide Vernocchi, vicepresidente reggente di Fedagripesca Confcooperative – “è quella della OCM attivata nel settore ortofrutticolo che rappresenta il modello di gestione della PAC più virtuoso. A differenza dei pagamenti diretti, interamente a carico della PAC, agli aiuti che l’Europa eroga alle OP si aggiunge una analoga contribuzione pari al 50% da parte dei produttori.
L’erogazione del finanziamento avviene solo a fronte dell’approvazione di un programma operativo e della effettiva esecuzione di interventi e investimenti su tutta la filiera. I suoi effetti hanno ricadute positive in termini economici e occupazionali su centinaia di aziende agricole associate, spesso di piccole dimensioni, che proprio grazie a un approccio collettivo riescono a usare più efficacemente i fondi PAC e a affrontare il mercato. I fondi erogati a OP e cooperative generano inoltre vantaggi positivi anche per l’ambiente, dal momento che una parte dei programmi operativi previsti è riservata ad azioni di natura ambientale”.
Analogamente, con l’istituzione di interventi specifici per il settore lattiero-caseario, si potrebbero finanziare anche in Italia diverse tipologie di interventi come già accade nei Paesi che hanno attivato l’Ocm latte, Slovacchia, Bulgaria e Lettonia, partendo dagli investimenti in tema di innovazione tecnologica o di risparmio energetico.