La sostanza dell’ombra

1165

Da tempo sostengo la necessità di un’interazione forte tra scienza e comunicazione. Un obiettivo non semplice da raggiungere, ma necessario per trasmettere messaggi corretti quando si parla di alimenti e salute. Per questo a volte non basta essere scientificamente precisi nello scrivere un articolo, ma è necessario anche cercare di semplificarlo al meglio. A partire dal titolo, la prima, e probabilmente anche l’ultima, informazione che molti lettori ricordano, e che web e media amplificano, spesso senza filtri. Il titolo dell’inchiesta pubblicata da Il Salvagente a febbraio è un chiaro esempio di come non semplificare e riassumere dati scientifici, peraltro ottenuti con criteri metodologicamente corretti. Perché scrivere di residui ritrovati nel latte è un conto, titolare “Ombre sul latte – Antinfiammatori, cortisonici e antibiotici” è altra cosa. Non peggiore del titolo attribuito alla stessa inchiesta nel sito web de Il Salvagente: “Antibiotici e farmaci nel latte italiano: le analisi choc del Salvagente”. Titoli che su altri siti web diventano “Attenzione al latte italiano. Sapevi che più della metà del latte in commercio è contaminato da antibiotici e altri tipi di farmaci?”. Potrei continuare, ma meglio fermarsi qui.

La potenziale presenza di contaminanti e residui nel latte (e in molti altri alimenti) è un argomento importante, che nessun sottovaluta o nasconde. Né la filiera latte, né ovviamente gli organi preposti a controllarla. Non a caso i livelli di antibiotici e antinfiammatori ritrovati in alcuni campioni di latte (non tutti!) sono sempre al disotto dei limiti massimi ammessi dalla normativa europea per tali residui. Non a caso gli stessi livelli non hanno impedito (e non impediscono) la commercializzazione dei latti in questione. Semmai, i risultati dell’inchiesta evidenziano che i controlli esistono e, come in altre occasioni molti si affannano a ribadire, sono tali da garantire nel nostro Paese un alto livello di sicurezza alimentare. Del resto, non diverso da quello esistente nell’Unione europea come conferma l’ultimo report EFSA sulla presenza di residui di farmaci veterinari e contaminanti negli animali e negli alimenti di origine animale. Dati che evidenziano un bassissimo tasso (0,35%) di non conformità con i livelli di sicurezza raccomandati. Sostanzialmente invariato rispetto alle non conformità (0,25%-0,37%) rilevate negli ultimi dieci anni.

Dov’è il problema allora? Evidentemente la semplificazione nella trattazione di argomenti così importanti. Magari attraverso un titolo che attira, allarma, ma non spiega. Una semplificazione che sempre più spesso riguarda la discussione sul rapporto alimenti e salute. Con il rischio di non raccontare fatti, ma favole che in questo caso gettano solo… “ombre sul latte”. Eppure, anche Esopo scriveva “Attenti a non lasciarvi sfuggire la sostanza afferrando le ombre”.