La Tilapia e il probiotico

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Non tutti conoscono la Tilapia. Eppure è il pesce (Oreochromis niloticus e Oreochromis mossambicus) tra i più allevati al mondo, prevalentemente in Cina. Ma soprattutto è quello più consumato. Primato rubato a salmoni e trote da parecchi anni, al punto che quello che la rivista Businessweek definiva 10 anni fa come “il pesce del futuro” è diventato il “pesce del presente”. Un pesce il cui successo è legato non tanto alla prelibatezza delle carni quanto alla sua resistenza ambientale e all’economicità dell’allevamento in acquacoltura.

Detto questo, vi starete chiedendo cosa c’entra la Tilapia? In un recente studio, la Tilapia è stata utilizzata come modello animale per studiare le disbiosi intestinali in relazione all’utilizzo o meno di probiotici. Questa specie ittica ha un’inefficiente immunità specifica, ma risulta molto resistente anche in habitat di dubbia “naturalità”, anche per contaminanti microbiologici. Al contrario, secondo lo studio, la Tilapia diventa suscettibile a disbiosi intestinali quando allevata in acquacoltura. In particolare, quando viene allevata con diete che includono l’utilizzo di probiotici, nello specifico ceppi di Lactobacillus. Infatti, una volta interrotta l’assunzione del probiotico, la Tilapia va incontro ad alterazioni del microbioma intestinale simili a quella causate dall’assunzione di antibiotici. Con conseguente riduzione della resistenza del pesce all’infezioni intestinali. Di fatto, la “perturbazione” e sostituzione del microbioma naturale operata dai probiotici rendono la Tilapia meno resistente rispetto al pesce a cui è stata somministrata una dieta senza probiotici.

In un qualche modo, lo studio rimanda quindi ai rischi connessi al consumo di probiotici. Questione ancora poco documentata, di sicuro politicamente non corretta rispetto alla consolidata convinzione dell’utilità dei probiotici nel determinare una vantaggiosa omeostasi del microbioma intestinale. Che, quando interrotta dalla sospensione del consumo di probiotici, potrebbe invece determinare gravi conseguenze in soggetti predisposti a disbiosi intestinali. Come la Tilapia in acquacoltura.

Certo, la Tilapia non è l’uomo e l’omeostasi del microbioma intestinale è faccenda complessa da studiare e gestire. Tuttavia, se è vero che la disbiosi intestinale è un fattore causativo di importanti malattie intestinali (e non), gli effetti o i rischi connessi all’(ab)uso di probiotici dovrebbero essere attentamente valutati, almeno nei neonati e nei soggetti immunocompromessi. In ogni caso, in attesa di nuove evidenze scientifiche, il messaggio per gli utilizzatori dei probiotici è chiaro: mai dire che assumerli ti rende “sano come un pesce”.