L’appeal del metodo di produzione in etichetta

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Il polso del mercato lo tratteggia la nuova edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy. Infatti, su 72.100 prodotti di largo consumo monitorati, ben il 3,0% evidenzia in etichetta la tecnica o una particolare procedura con cui è stato realizzato.

Complessivamente – rivela l’Osservatorio Immagino – i 2.138 prodotti che riportano sulla confezione le tecniche di produzione hanno sviluppato l’anno scorso oltre 645 milioni di euro di vendite nei supermercati e negli ipermercati italiani, mettendo a segno una crescita del +6,4% rispetto al 2017.

A trainare l’espansione del mercato hanno concorso sia l’espansione dell’assortimento sia la propensione all’acquisto da parte degli italiani: nel corso del 2018, rispetto all’anno precedente, l’offerta è aumentata del 5,2% e la domanda dell’1,2%.

L’Osservatorio Immagino ha rilevato che questa tendenza è guidata da otto claim particolarmente significativi di cui 6 non riguardano il lattiero-caseario (trafilato a bronzo; lievitazione lenta, lievitazione naturale e lievitazione lunga; non filtrato; essiccato). Diverso il discorso per “lavorato a mano” e “artigianale”. I 210 prodotti che presentavano il primo claim (in particolare tonno, grissini, mozzarelle, prodotti da forno e gelati) hanno superato gli 88 milioni di euro di vendite (+3,4% sul 2017), mentre i 523 definiti “artigianali” (come patatine, prodotti da ricorrenza, sostitutivi del pane, birre e formaggi) hanno ecceduto gli 85 milioni (+2,5% annuo).

Trend negativo per “affumicato” (presente soprattutto su salmone e formaggi) che, nello stesso periodo, ha perso il 3,4% del fatturato rispetto al 2017, arretrando a 24 milioni di euro.

Quali i claim che potrebbero rivelarsi strategici ed emergere a breve? L’Osservatorio scommette su: “gourmet”, “rustico”, “non raffinato” e “non fritto”.