Punti(ni) di vista

1902

A fronte della bulimia di eventi culinari e gastronomici innescata dall’evento EXPO, discutere di cibo e alimentazione in termini scientifici è più che una necessità. Soprattutto quando si tratta di latte e derivati vista la loro complessità e valenza nutrizionale. Quale migliore occasione per farlo con uno strumento ad hoc come il periodico “CiBi – Arte e scienza del cibo”, organo ufficiale di comunicazione del Comitato Scientifico di EXPO 2015. Periodico a cui non è però sfuggita l’importanza attribuita a questi eventi nell’attuale “dibattito” su cibo e alimentazione, importanza testimoniata da chef (e food blogger) presenti sulla copertina di quasi tutti i numeri di CiBi finora pubblicati. Come dargli torto? Di sicuro, Rugiati o Borghese (chef e conduttori televisivi) attraggono il grande pubblico molto più di qualsiasi (s)conosciuto “scienziato” degli alimenti. Non c’è quindi da stupirsi se in CiBi il latte compare perlopiù nella lista di ingredienti di variegate ricette culinarie. Con l’eccezione del numero di settembre 2014 che riporta alcuni articoli scientifici riguardanti questo prezioso alimento. In uno di essi, relativo all’atavica discussione il latte fa bene o fa male, l’autore scrive: “Il latte è un alimento per far crescere. Chi beve latte ha nel sangue concentrazioni più alte di fattori di crescita e chi ha concentrazioni più alte di fattori di crescita si ammala di più di vari tipi di tumori…”. Sebbene, lo stesso autore sottolinei di seguito che “Le cose sono complicate: per questa ragione i ricercatori del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (WCRF), esaminati tutti gli studi su dieta e cancro pubblicati fino al 2006, hanno deciso di non dare alcuna raccomandazione sul latte”, i puntini (di sospensione) lasciano sottintesa una parte non irrilevante del significato del suo pensiero, ma soprattutto lasciano al comune consumatore e lettore di CiBi il compito (fin troppo semplice in questo caso) di dedurla. Le cose sono complicate, è vero: infatti, altri studi indicano che il consumo di latte non aumenta in modo significativo la concentrazione ematiche di fattori di crescita. Altre ricerche evidenziano come un incremento di questa concentrazione sia collegabile anche al consumo di bevande a base di soia.

Trattando di tematiche alimentari, riprendendo Georges Braque e il nome del periodico, “l’arte sconvolge, la scienza rassicura”. A buon diritto, l’informazione in questo settore deve quindi essere qualificata (è il caso dell’autore dell’articolo), ma anche comunicata al meglio quando destinata a un pubblico vasto, senza specifiche competenze e particolari riferimenti informativi, se non chef e food blogger di cui sopra.

De minimis curat scientiatus, in questi casi più si dettaglia meglio è. Perciò, non limitiamoci a punti(ni) di vista.