Studio sul legame tra uso di antibiotici e antibiotico-resistenza

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L’Autorità europea per la sicurezza alimentare, l’Agenzia europea dei medicinali e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie hanno espresso preoccupazione per le conseguenze dell’uso di antibiotici sull’aumento di batteri resistenti agli antibiotici. Un nuovo rapporto delle tre agenzie presenta nuovi dati sul consumo di antibiotici e sulla resistenza agli antibiotici, e mette in luce la migliorata situazione di sorveglianza in tutta Europa anche se nell’UE esistono ancora differenze notevoli circa l’uso di antibiotici negli animali e nell’uomo. Complessivamente l’uso degli antibiotici è più frequente negli animali da produzione alimentare che nell’uomo, benché la situazione vari a seconda dei Paesi e del tipo di antibiotico.

Una classe di antibiotici chiamata polimixine – che comprende la colistina – è ampiamente utilizzata in ambito veterinario. Inoltre viene sempre più utilizzata negli ospedali per curare infezioni resistenti a più farmaci.  Altri antibiotici sono utilizzati più spesso nell’uomo che negli animali. Tra questi le cefalosporine e i quinoloni di terza e quarta generazione, antibiotici considerati di importanza primaria per la salute umana.

Collegamenti tra uso di antibiotici e resistenza

Il rapporto rileva che la resistenza ai quinoloni, utilizzati per curare la salmonellosi e la campilobatteriosi nell’uomo, è connessa all’avvenuto uso di antibiotici negli animali. L’uso di cefalosporine di terza e quarta generazione nell’uomo per la cura di infezioni causate da E. coli e da altri batteri è connesso alla resistenza a questi antibiotici nell’E. coli rinvenuta nell’uomo.

Le conclusioni sono in linea con quelle del primo rapporto nel 2015. Tuttavia la disponibilità di dati di miglior qualità ha permesso un’analisi più sofisticata.