Anche gli additivi e i coadiuvanti tecnologici si evolvono. La tendenza è di privilegiare prodotti innovativi naturali, come i batteriofagi per combattere i microorganismi presenti nei formaggi o i prodotti per ridurre i grassi, come le proteine del siero concentrate, ottenute mediante un processo di micronizzazione
Gli additivi alimentari sono sostanze non abitualmente consumate come tali, che vengono aggiunte agli alimenti per alcuni particolari fi ni tecnologici, quali migliorarne la conservazione, migliorare la consistenza, la struttura e altre proprietà sensoriali quali gusto e colore, o per facilitare la lavorazione. Abbiamo chiesto a Marco Mercenari e a Ilenia Marzola, rispettivamente presidente del Gruppo Additivi e coadiuvanti per alimenti e componente del Gruppo MIAF (materie prime per integratori alimentari e alimenti funzionali) di Federchimica-AISPEC, di parlarci dei riferimenti normativi vigenti per il settore degli additivi alimentari e delle tendenze attuali nel settore lattiero-caseario.
Riferimenti normativi vigenti per il settore degli additivi
La normativa sugli additivi alimentari trae le sue origini già dalle prime leggi nazionali pubblicate negli anni ’60. La necessità di armonizzazione a livello di Unione europea ha poi portato alla pubblicazione delle prime norme armonizzate, con le direttive emanate negli anni ’90 (normativa quadro e direttive per specifi che categorie di additivi). L’evoluzione del settore alimentare, della sua industria e la pubblicazione della nuova normativa generale sugli alimenti (178/2002, che ha tra l’altro istituito l’EFSA – Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), ha reso necessario un nuovo aggiornamento delle norme di settore, che si è concretizzato con un pacchetto di regolamenti pubblicati a partire dalla fi ne del 2008. Il cosiddetto pacchetto “Food Improvement Agents” comprende i nuovi regolamenti sugli enzimi alimentari (1332/2008), sugli additivi alimentari (1333/2008), sugli aromi (1334/2008), nonché la loro procedura di autorizzazione (1331/2008).
Dal fatto che le norme siano state emanate come regolamenti deriva la loro immediata applicabilità in tutti gli stati comunitari, senza la necessità di atti nazionali di recepimento, necessari per le direttive, che possono portare a rallentamenti nell’applicazione e a interpretazioni diverse da Stato a Stato. Parlando specifi camente di additivi alimentari sono stati poi pubblicati i regolamenti che istituiscono un programma di rivalutazione della sicurezza di questi prodotti nonché gli elenchi con i campi di applicazione e i dosaggi ammessi negli alimenti e le specifi che degli additivi ammessi: il regolamento 257/2010 stabilisce le tempistiche per la completa rivalutazione, tra il 2010 e il 2020, da parte dell’EFSA, della sicurezza di tutti gli additivi già autorizzati, analizzando tutte le più aggiornate informazioni scientifi che disponibili. Il regolamento 1129/2011 stabilisce l’elenco degli additivi, degli alimenti in cui sono ammessi e i loro dosaggi di utilizzo.
Questa norma divide gli alimenti in 18 categorie e svariate sottocategorie, per tipologia di prodotto e per ciascuna indica i soli additivi in esse autorizzati e la quantità massima ammessa, calcolata a partire dalla DGA stabilita dall’EFSA. Il regolamento 231/2012 fi ssa i cosiddetti “criteri di purezza”, ovvero le caratteristiche chimico-fi siche che gli additivi utilizzati negli alimenti devono possedere. Ciò garantisce che i prodotti siano rispondenti agli standard di sicurezza valutati dall’EFSA. La normativa di settore è in continua evoluzione e aggiornamento, sia con regolamenti che modifi cano i campi d’applicazione degli additivi sia con linee guida pubblicate dalla Commissione UE su specifi ci temi correlati.