Trevalli Cooperlat compie 60 anni

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Da sinistra: Francesco Acquaroli, il presidente Mirco Carloni, il ministro Lollobrigida, il presidente di TreValli Cooperlat, Piero Cimarelli nell’evento che ha celebrato l’anniversario della coop

Era il 1960 quando, spinti dalla passione per l’innovazione e animati dal sogno di una grande azienda agricola condivisa, il conte Giovan Battista Lucangeli, il marchese Giuseppe Trionfi Honorati e Lauro Costa fondarono a Macerata una centrale del latte, la Clamj.

Quel sogno venne rilanciato a livello nazionale nel 1982, quando un gruppo di cooperatori ebbe l’intuito di creare Cooperlat, attraverso un percorso di aggregazione di piccoli caseifici sociali e numerosi allevatori marchigiani. In breve tempo, il nucleo iniziale si amplia, prima in Abruzzo e poi su tutto il territorio nazionale, con l’acquisizione di nuove realtà.

Alcuni numeri

L’azienda è partecipata da nove cooperative socie presenti in sei regioni italiane che rappresentano una filiera in grado di raccogliere oltre 500 milioni di litri di latte. Per la Regione Marche, la cooperativa rappresenta un punto di riferimento per il sistema allevatoriale, in quanto raccoglie oltre l’80% della produzione regionale.

Con oltre 500 risorse e un fatturato di circa 245 mln di euro,  di cui oltre il 24% all’estero (il 56% in Paesi extra UE), distribuisce i propri prodotti in Italia e in numerosi Paesi esteri: Turchia, Corea del Sud, Francia, Grecia, Germania, Arabia Saudita, Svizzera, Egitto (in ordine per punti percentuali). Conta tre stabilimenti produttivi ubicati a Jesi (lavorazione di latte alimentare e prodotti innovativi sia animali che vegetali quali panne, dessert e besciamelle), Amandola (stabilimento situato all’interno del cratere che produce burrate e mozzarelle STG) ed a Colli del Metauro (paste filate, formaggi vaccini, ovini e DOP quali la Casciotta d’Urbino e Formaggio di Fossa).

La forza di TreValli Cooperlat risiede in una pluralità di marchi, acquisiti nel tempo aggregando caseifici cooperativi proprietari di brand noti. Marchi, che TreValli ha deciso di mantenere nei rispettivi territori sempre puntando nel mix tradizione e innovazione.

L’azienda porta sul mercato un paniere di prodotti a base sia vegetale (linea Hoplà) sia animale (marchio TreValli), prodotti con il latte conferito prevalentemente dai soci mediante sistemi tecnologici avanzati.

Nel futuro

“Vogliamo ripartire dal sessantesimo – continua il presidente Cimarelli – con un progetto integrato di filiera agroalimentare, fondato sui valori della cooperazione, per il rilancio di una zootecnia vaccina e ovina da latte, che ci veda di nuovo protagonisti di un percorso di rivitalizzazione dei territori collinari e montani e che funzioni anche da laboratorio per uno sviluppo equilibrato per l’intera dorsale appenninica adriatica, dall’Emilia Romagna all’Abruzzo. Un progetto che concepiamo, allo stesso tempo, come un progetto ‘di filiera’ e come un progetto ‘di territorio’.

Nel primo caso, l’obiettivo è ambientale e sostenibile, poiché potrà contribuire a promuovere un’economia circolare, favorendo la riconversione delle attività produttive verso un nuovo modello di economia. L’obiettivo per le aziende zootecniche è quello di acquisire vantaggi competitivi: riduzione dei costi, utilizzo efficiente dell’energia, riduzione al minimo dei rifiuti, diminuzione di CO2.

Nel secondo caso, con un progetto ‘di territorio’, si propone di sostenere i processi di integrazione multifunzionale delle attività primarie presenti nel territorio, nelle aziende agricole e negli allevamenti. Le aree interne, quella delle colline e delle montagne, essenzialmente rurali, marginalizzate per troppo tempo, devono tornare alla ribalta quali risorse per il futuro e come importanti opportunità per le nuove generazioni.

Un modello economico, sociale, sostenibile che ambisce a rendere più efficienti ed ecocompatibili le aziende zootecniche e mantenerle nei territori, per preservare l’occupazione, perché se restano le aziende rimangono in vita i servizi, da quelli sociali, sanitari e culturali a quelli digitali. Così la cooperazione diviene volano di attività in aree che rischierebbero di scomparire. Le aziende agricole in questi territori svolgono, inoltre, una fondamentale funzione di presidio e di difesa del suolo contro le minacce dai fenomeni di dissesto idrogeologico, che si stanno verificando sempre più con maggiore frequenza proprio a causa dell’abbandono dei terreni agricoli”.

L’impegno nel sociale

“Per il futuro – conclude il presidente Piero Cimarelli – continua il percorso di crescita e l’impegno verso i soci allevatori e verso i consumatori, che si concretizza con prodotti sempre più innovativi e che traggono sia dalla localizzazione e dal legame con il territorio e sia dalla ricerca, quel valore aggiunto che li caratterizza”.

Per il sessantesimo, l’azienda intraprenderà diverse iniziative sul territorio che rispecchiano i valori sociali e sostenibili insiti nell’azienda in collaborazione con le organizzazioni sociali e le principali istituzioni culturali italiane.