Una storia che non fila

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di Ivano De Noni

Sono profondamente convinto della qualità dell’agroalimentare italiano. Tuttavia, ho sempre cercato di avvalorare questa convinzione al netto di qualsiasi condizionamento legato all’aggettivazione industriale o tradizionale del prodotto, alla presenza o meno di marchi di qualità e, soprattutto, non derivandola da un acritico patriottismo italico. Partendo da questo approccio, permettetemi un piccolo commento agli ultimi fatti riguardanti la filiera della mozzarella di bufala DOP. Lo faccio non arrogandomi la verità e, soprattutto, rispettoso del lavoro di qualità della stragrande maggioranza degli operatori di questa filiera. Di eccellenza è vero, ma anche filiera che a mio parere da troppi anni presta il fi anco a critiche non sempre ingiustificate, almeno agli occhi del semplice consumatore. Lo faccio, anche partendo dalla mia esperienza che negli anni Novanta mi vedeva impegnato nel controllo dei prodotti lattiero-caseari, mozzarella di bufala DOP in particolare. Beh, la situazione non era delle migliori pur limitandomi al controllo di alcuni parametri qualitativi, compresa la presenza di latte vaccino. Alla fine di questa esperienza professionale, continuai a seguire le vicende di questo formaggio DOP attraverso le notizie attinte da colleghi, da riviste di settore e dalla stampa. Da allora, passando tra esternazioni e provvedimenti di vari ministri (compresi quelli a tolleranza zero), traversie del consorzio, varie crisi e polemiche (diossina, latte congelato, cagliate di importazione, legge sul doppio stabilimento) siamo arrivati fi n qui, a nuove indagini della magistratura, questa volta a carico di un produttore e di un’azienda che (paradossale da scrivere) seppur espulsa dal consorzio di tutela utilizzava ancora il marchio DOP in quanto mai revocato dal ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali. Aggiungiamoci che questa indagine coinvolge anche funzionari ASL con accuse niente affatto rassicuranti per il consumatore. Quindi? Sulla base di questa sintetica e parziale descrizione e valutazione di alcuni accadimenti, devo ammettere che non sono riuscito nel tempo a cambiare radicalmente la mia impressione di allora. Certo è che fatti come questi, oltre che a generare dubbi in chi scrive, creano un enorme danno all’immagine della filiera della Mozzarella di Bufala DOP. Filiera che deve dar prova di qualità, ma anche di trasparenza. A questo scopo evidentemente non bastano analisi di laboratorio rassicuranti sulla qualità del prodotto. Per il consumatore e per il mercato, meglio la fiducia trasmessa da operatori di valore e rigore capaci di determinare e comunicare la vera qualità di questo formaggio, ma che sappiano anche riconoscere che qualcosa (consentitemi il gioco di parole) da troppo tempo non fila. Il consorzio di tutela e chi lo rappresenta devono muoversi in questa direzione: EXPO è vicina e la credibilità di questa filiera troppo importante per il nostro agroalimentare.