van’t Hoff e i probiotici

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Nel 1901 venne assegnato a Jacobus Henricus van’t Hoff il primo premio Nobel per la chimica. A lui si deve la scoperta della stereoisomeria dei composti organici. Un’intuizione che confermava la struttura tetraedrica dell’atomo di carbonio. Una rivoluzione per la chimica organica. La spiegazione di ciò che, trent’anni prima, aveva osservato il chimico Wislicenus relativamente alle proprietà ottiche dei cristalli dell’acido lattico. Composto formato da due stereoisomeri, D- e L-, molecole speculari, perciò non sovrapponibili, che ruotano il piano della luce polarizzata in senso opposto. Una scoperta apparentemente lontana. Eppure la stereoisomeria dell’acido lattico ha un notevole interesse nell’ambito della microbiologia lattiero-casearia. Molti batteri lattici, infatti, si differenziano per la produzione di acido D-lattico o L-lattico. Due stereoisomeri con importanti implicazioni anche per la fisiologia umana. L’isomero L- è metabolizzato velocemente, il destrogiro molto più lentamente fino ad accumularsi in circolo provocando acidosi. Aspetti microbiologici e fisiologici non distinti perché l’assorbimento intestinale è la maggior fonte di acido D-lattico e i batteri lattici del microbiota rappresentano la maggior fonte esogena di questo stereoisomero. Tanto che un recente lavoro (Clin. Transl. Gastroenterology, 9:162, 2018) ha evidenziato un legame tra l’assunzione di probiotici (alcuni produttori dell’isomero D-) e il cosiddetto “brain fog”. Un “annebbiamento mentale” conseguente a un aumento dei livelli di acido D-lattico nel sangue e riconducibile a disfunzioni neurologiche aspecifiche, quali stato confusionale, sonnolenza e perdita di memoria. Sintomi per la prima volta rilevati in pazienti senza specifiche patologie o disfunzioni intestinali, ma abituali consumatori di probiotici. Sintomi scomparsi dopo l’interruzione dell’assunzione dei probiotici.

Seppur preliminare, lo studio conferma che l’ipercolonizzazione, magari specie-specifica, dell’intestino con probiotici (batteri lattici, ma anche bifidobatteri) è cosa seria. Eppure, oggi l’assunzione di probiotici è una pratica indiscriminata, spesso solo frutto di battage pubblicitari e promesse di risultati miracolosi. E non conseguenza di precise indicazioni terapeutiche, soprattutto in consumatori con qualche disfunzione gastrointestinale.
Un altro studio sui probiotici che pone il dubbio: utili o inutili? Per rimanere in argomento, un dubbio che coinvolge due aspetti speculari, non sovrapponibili. Affatto conciliabili. Centoventi anni dopo la scoperta di van’t Hoff, resto in attesa di evidenze scientifiche che possano definitivamente chiarirmi questa particolare “isomeria”.