Pecorini: un 2020 complicato

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Pur rappresentando poco più dell’1% del valore della produzione agricola nazionale, in virtù della forte concentrazione territoriale, il settore del latte ovino continua ad assumere un ruolo economicamente rilevante nelle aree maggiormente vocate. In particolare, quasi il 60% del valore complessivo è generato nelle Isole e in sole tre regioni – Sardegna, Toscana e Lazio – si concentra il 78% della produzione.

A causa del tracollo delle vendite dei prodotti freschi durante la pandemia, lo scorso anno il latte ovino, soprattutto quello sardo, è stato quasi esclusivamente destinato a prodotti a lunga stagionatura: sulla base dei dati consortili provvisori emerge che sono state prodotte quasi 5 mila tonnellate in più di Pecorino Romano (+18% rispetto all’anno precedente).

Ma il report “tendenze-latte ovino” di Ismea rileva anche come nonostante la contrazione delle esportazioni, il buon andamento della domanda domestica e la minore pressione promozionale hanno consentito, prima, una stabilizzazione dei prezzi all’ingrosso (comunque su livelli decisamente più alti rispetto al 2019, +11%) e, successivamente, un rilancio sin dalle prime battute del 2021. Tra gennaio e giugno 2021 (dati preliminari) i prezzi del Romano sono, infatti, passati da 7,95 a 8,56 euro/kg, mettendo a segno un incremento del 7,6%.

Nel corso del 2020 i prezzi del Pecorino Toscano hanno tenuto, soprattutto grazie all’incremento delle esportazioni (+9% secondo fonti consortili) e agli acquisti nell’ambito del fondo per la distribuzione agli indigenti. Nella prima parte del 2021 i prezzi hanno mostrato anche un deciso rialzo (+3,6% in media nel periodo gennaio-giugno 2021)

Sebbene la spiccata connotazione territoriale, con una quota prevalente nel Centro Italia (inclusa Sardegna) dove si concentra oltre un terzo degli acquirenti e della spesa complessiva, nell’ultimo anno ‒ molto influenzato dalla pandemia di Covid ‒ anche per i formaggi pecorini si è registrato un generalizzato aumento dei consumi (+4,7% in volume e +8,2% in valore). In particolare, a fronte di un minore ricorso alla leva promozionale, sono state evidenziate variazioni anche a due cifre della spesa realizzata nelle regioni nordoccidentali.

Fonte: Ismea

L’export in difficoltà

Dopo la straordinaria ripresa del 2019 (+29% in volume e +24% in valore), che faceva seguito a un’annata critica per le esportazioni di pecorino, il 2020 è stato compromesso dalle restrizioni sanitarie e logistiche del Covid-19, con un calo del 14,2% in volume ascrivibile ai due principali mercati di sbocco (Stati Uniti – 20,8% e Germania -11,4%). Tuttavia, la flessione è stata decisamente più contenuta a valore (-4,2% rispetto al 2019), grazie dalla buona tenuta dei prezzi medi all’export registrata 2020, mediamente pari a 8,50 euro/kg (+12% su base annua). Da sottolineare, in particolare, la positiva performance in valore registrata nel primo trimestre 2021 in Germania e Francia (rispettivamente +2,5% e +19,5%).

L’impatto negativo sugli scambi commerciali di pecorino ha continuato tuttavia anche nei primi tre mesi del 2021, con un calo del 10,6% in volume e del 2,5% in valore. Le ripercussioni negative delle misure restrittive sono state ancora particolarmente evidenti sulle destinazioni di oltreoceano.