Il Vertice Mondiale del Latte di Yokohama evidenzia gli squilibri continentali tra Paesi eccedentari e Paesi deficitari. Si ricercano i necessari equilibri per la volatilità dei prezzi e la sostenibilità della filiera
Il Vertice Mondiale del Latte a Yokohama
Nel porgere il saluto di benvenuto ai partecipanti al World Dairy Summit 2013, il presidente della Fil-Idf, Jeremy Hill, ha ricordato che il tema principale del vertice era dedicato alla “riscoperta del latte”, in termini scientifi ci, come anche nei valori economici, etici e olistici delle varie componenti della fi liera latte impegnata nella produzione, nella trasformazione e nella distribuzione del latte e dei suoi prodotti derivati. Inoltre, il presidente J. Hill ha evidenziato che il tema della riscoperta del latte rifl ette bene anche il costante impegno dell’industria lattiero-casearia nell’aiuto che offre ai consumatori per una scelta alimentare oculata. Jeremy Hill, continuando il suo discorso ha precisato: «Mi auguro anche che i partecipanti al summit approfi ttino dell’opportunità di “riscoprire” la Fil-Idf, che qui ripresentiamo con una strategia aggiornata per assicurare continuità alla nostra federazione che oggi conta ben oltre 110 anni di vita. Come è noto la Fil-Idf fornisce un solido supporto a tutti gli operatori impegnati a produrre latte e latticini sicuri dal punto di vista sanitario e nutrizionale, prodotti e trasformati in modo sostenibile, grazie anche all’applicazione di standard qualitativi, tecnologie innovative e linee guida di elevato livello».
Con la sua ricca agenda di incontri, il Vertice Mondiale del Latte di Yokohama ha evidenziato ancora una volta il ruolo strategico dei consumi di latte e derivati in Asia nel mercato mondiale. Infatti, anno dopo anno, il mercato asiatico registra i maggiori tassi di incremento in termini, produttivi, distributivi e di consumo. In questo senso, tra le tante domande germogliate tra i partecipanti (un migliaio circa), ne emerge una alla quale nessuno sembra in grado di dare una risposta completa ed esaustiva, e questa riguarda i differenziali di incremento tra le produzioni e i consumi mondiali. Ovvero, quanti decenni saranno necessari affi nché si riducano gli attuali squilibri tra le aree a maggiore capacità produttiva e le maggiori aree di consumo, oggi defi citarie. In effetti, l’incremento dei consumi in Oriente crea non poche tensioni in Occidente, laddove la maturità del mercato dei consumi si viene a trovare in confl itto con la capacità produzione primaria, la trasformazione e, la ricerca di nuove quote di mercato. Sicuramente, oggi l’Asia offre una importante capacità di assorbimento alle ridondanti produzioni europee ed australi, però gli stessi Paesi asiatici si orientano per raggiungere una lecita quanto graduale autosuffi cienza lattiero-casearia. In questo potenziale contesto di sviluppo, non resta avulso il continente africano, nel cui cammino le strategie di collaborazione prevalgono su quelle squisitamente commerciali.
IDF Forum
I futuri lavori dei 1000 esperti della Fil-Idf sono stati illustrati nell’IDF Forum diretto dal direttore generale della Fil-Idf Nico Van Belzen e sono orientati in tre direzioni: l’operatività della filiera latte, il percorso verso la sostenibilità, l’aggiornamento della strategia. In merito alla quotidianità Nico Van Belzen ha sottolineato il valore dei 12 Bulletin pubblicati, ai quali si possono sommare 3 standard ISO/IDF e ben 21 raccomandazioni al Codex Alimentarius. Tra i tanti documenti Van Belzen ha evidenziato l’importanza vitale del documento sulla sicurezza alimentare e la salute animale in merito alle infezioni di STEC (Shiga-toxin producing E. coli). Sul tema della sostenibilità della produzione, l’esperta francese Sophie Bertrand precisa: «Oggi il settore latte, tramite e grazie alla Fil-Idf, svolge un duplice ruolo di guida scientifi ca, come anche di implementazione nella sostenibilità ambientale, rispetto a tutti gli altri allevamenti animali». Una presenza e un ruolo riconosciuto e apprezzato dalle organizzazioni interessate emanate dalle Nazioni Unite come la FAO e WHO. Infine il presidente J. Hill ha iniziato a illustrare l’inizio di revisione e aggiornamento della strategia di lavoro dei vari comitati permanenti e programmi di lavoro che saranno volti a valorizzare il latte come ricca fonte di preziosi nutrienti per miliardi di persone, come alimento sicuro anche dal vista sanitario e, soprattutto, come ingrediente di piacevoli e accessibili diete alimentari, affermando: «Il comparto lattiero-caseario, oggigiorno, non sarebbe così efficiente, efficace e resiliente, senza il lavoro svolto da Fil-Idf».
Le conferenze e il Forum dei Leaders
La spina dorsale del Vertice era costituita da 10 conferenze: Forum dei Leader Mondiali, Politiche economiche lattiero-casearie, Scienza e la Tecnologia, I bambini ed il latte, Salute e Benessere Animale, Allevamenti da latte, Nutrizione e Salute, Marketing, Ambiente, Sicurezza Alimentare. Quasi 200 presentazioni di elevato livello scientifico, a cui facevano cornice 6 workshop e oltre 200 poster (tra i quali due di italiani: Rosati, Filippetti ed Altri dell’IZO Lazio e Toscana). Con il Forum dei Leader, ancora una volta, è stata riempita la sala dei 1000 congressisti, anche se ormai in molti chiedono il ritorno alle vivaci discussioni interattive tra i partecipanti, anziché le statiche presentazioni tipo “Quanto siamo bravi!”, come sarebbe anche auspicabile una minore invadenza e una maggiore riservatezza degli sponsor. Esemplare invece, l’approccio di Theo Spierings, Ceo di Fonterra che in risposta al problema del “falso allarme botulino” nel concentrato di siero proteine neozelandese, ha messo on line l’intero rapporto di 165 pagine della commissione d’inchiesta indipendente. Il rapporto è liberamente accessibile on line all’indirizzo http://wpc80-inde-report.fonterra.com/. Però, intanto, che l’ironia per l’incidente dei Kiwi cedeva il passo alla satira, la gigantesca Fonterra otteneva, grazie al lavoro di K. Jonstone, A. Main, P.D. Elston, P. A. Munro, R. J. Buwalda, i brevetti per la produzione di Mozzarella grattugiata e congelata per pizzeria e per il quale investirà 72 mio/NZD (44 mio/€) nello stabilimento di Clandeboye, dove prevede di produrre 50.000 ton di prodotto destinato al segmento di mercato “food service” che comprende bar, pizzerie, ristoranti, alberghi, comunità, catering, forniture per i voli, industria alimentare ed altre cucine commerciali.
[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Sul termine “Parmesan” vince il Canada”]Il trattato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) firmato tra Canada e Unione Europea, pur assente dall’agenda dei lavori di Yokohama, ha monopolizzato i commenti informali nei corridoi tra i partecipanti al WDS 2013. Agli inizi di novembre, mentre gli europei restano in attesa delle traduzioni nelle 24 lingue ufficiali dell’UE, il primo ministro canadese Stephen Harper ha rotto gli indugi rilasciando un sommario tecnico di ben 24 pagine, dalle quali sembra emergere un netto successo dei negoziatori canadesi. In pratica e in merito alle denominazioni casearie, i produttori canadesi mantengono il diritto di usare il termine “Parmesan”, mentre una limitata protezione viene concessa alle denominazioni: Asiago, Feta, Fontina, Gorgonzola e Munster; nel senso che gli attuali produttori continueranno a usare le precedenti denominazioni, mentre i futuri produttori dovranno anteporre le espressioni: “tipo”, “specie”, “stile”, “imitazione” ecc.
Nel caso invece dei termini multipli: Brie de Meaux, Gouda Holland, Edam Holland; i due termini abbinati sono protetti mentre il termine radicale (Brie, Gouda, Edam) potrà continuare a essere usato da solo. Se in Canada piove, negli Stati Uniti non c’è un gran sole! Infatti, il pensiero emergente tra i negoziatori dell’Accordo Transatlantico di Libero Commercio considera la protezione delle DOP dell’Unione Europea una netta restrizione della competizione globale. Oggi, ancor più di ieri, sembra molto difficile vincere la partita con gli USA. Per caso, non conviene cambiare strategia?
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