Bufala campana Dop: il consumatore al centro della strategia

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Tracciare l’evoluzione del mercato e le abitudini dei consumatori. Queste le motivazioni che hanno spinto il consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop a commissionare un’indagine a Nomisma. Quattro i Paesi target analizzati: Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, che sono anche i principali mercati per il suo export, «che nel 2020 ha raggiunto il 37%, pari a quasi 20mila tonnellate di prodotto, segnando un +9,7% rispetto al 2019», sottolinea con orgoglio il direttore Pier Maria Saccani.

Forti potenzialità di crescita

Dall’indagine presentata oggi, è così emerso questo profilo base del consumatore tipo della DOP campana: lavoratore; con reddito medio-alto; elevato titolo di studio; figli minori di 12 anni; è stato in Italia/ha parenti italiani. Ma con alcuni distinguo tra i vari Paesi, come si può vedere dalla slide qui sotto.

E notevoli sono le potenzialità di crescita, come sottolinea il responsabile del settore agroalimentare di Nomisma e autore dell’indagine, Denis Pantini: «Considerando le previsioni di crescita del Pil stimate dalla Commissione Europea per il biennio 2021-22 (+4,2% nel 2021 e +4,4% nel 2022) si prevede un incremento dei redditi medi e del numero di famiglie appartenenti alle middle-upper class, soprattutto nei Paesi target dello studio. Le prospettive di mercato per la Mozzarella di Bufala Dop, dunque, non possono che essere positive. Anche la maggior diffusione dei consumatori di Mozzarella Dop tra Generazione Z, Millennials, e Generazione X rappresenta una garanzia di continuità per le vendite future, con ulteriori prospettive di crescita».

Le ragioni che spingono a consumare una mozzarella di bufala marchiata DOP da una che non lo è ben emergono dal grafico sotto. Il principale fattore è la qualità, capace di convincere gli user dei 4 mercati target.

Per il futuro, «I consumatori chiedono una sempre maggior attenzione alla sostenibilità, intesa sia come benessere animale sia come sostenibilità del packaging. Già prima della pandemia, la sensibilità del consumatore verso questi aspetti era in crescita, ma ora sta diventando una conditio sine qua non» commenta Pantini. Suggerimento colto dal Consorzio che intende anche lavorare sull’origine di un territorio di produzione vocato.